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“Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”

Al centro del convegno la valorizzazione dei prodotti, la salvaguardia del territorio, il potenziamento turistico e la sostenibilità

Sabato 9 novembre, nell’ambito della  manifestazione Gemona… formaggio e  dintorni, si è svolto il convegno dal titolo  “Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”. Il Convegno, che si inserisce nell’ambito  delle attività previste dal Progetto Inter reg V-A Italia_ Austria 2014-2020 “Top  Value il valore aggiunto del prodotto di  montagna” condotto da ERSA, DI-4A  Università di Udine, Direzione Agroali mentare della Regione Veneto, Camera  dell’Agricoltura della Carinzia e eb&p  Umweltburo GmbH di Klagenfurt, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Allevatori del FVG. 

Il Progetto ha permesso di approfondire  la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche  attraverso l’indicazione facoltativa di  qualità “Prodotto di montagna” (PDM)  affiancando a tale dicitura una serie di  informazioni riguardanti i “servizi” forniti  dalle filiere agro-zootecniche integrati all’attività produttiva. In particolare il  progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, definiti “eco-sistemici”, in modo da mettere  in risalto e comunicare efficacemente  tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di  ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle  risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore  alle finanze. 

Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’atten zione rivolta dalla Regione alle attività  produttive svolte in zona montana anche  per le loro ripercussioni sull’ambiente  (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.  

I rappresentanti della Dipartimento dell’a gricoltura e silvicoltura e della Camera  dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard  Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la  necessità di mantenere i contributi europei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono superare per ottenerle. Il PDM rappresenta  un grande vantaggio anche per coloro  che non vivono in zone montane perché  risulta essere un prodotto di ottima qua lità ottenuto rispettando i parametri del  benessere animale, della biodiversità e  dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’utilizzo dei prodotti di montagna, in luogo  di quelli più economici, negli ospedali e  nelle scuole in quanto si è ritenuto che il  prezzo non possa essere sempre la va riabile sulla quale basare le scelte. Si è  calcolato che questa scelta abbia inciso  economicamente tanto quanto il totale  dei contributi UE. 

La valorizzazione dei PDM sta permet tendo di mantenere le peculiarità della  zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione  in agricoltura.  

Sembra ci sia un reale interesse da parte  del consumatore a spendere di più per  questi prodotti che però devono essere  facilmente e certamente identificabile  attraverso un marchio.  

Questa partnership Interregionale e transfrontaliera è da ritenersi assolutamente  importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra  tutti i protagonisti. 

La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof.  Stefano Bovolenta dell’Università di  Udine che ha spiegato quali sono quei  servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti.  In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed  efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato  come sia molto importante trasferire al  consumatore le notizie relative a queste  tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica.  Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di  Padova ha puntato il suo intervento sulla  sostenibilità ambientale legata ai PDM  ribadendone il loro apporto in termini  di valore aggiunto all’intera comunità  attraverso quei servizi eco-sistemici che  hanno un impatto diretto come il miglioramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti  e mantenendo l’attrattività turistica dei  luoghi. 

Molto importante in questa ottica, il fatto  che molte di queste aziende, essendo di  dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda  l’alimentazione e questo favorisce una  bassa incidenza sulla catena industriale  di produzione.  

I concetti sopra espressi sono stati ripresi e condivisi anche da Wolfgang Ressi  dell’Umweltburo di Klagenfurt  Evita Gandini di Nomisma ha confermato la positiva percezione dei PDM tra i  consumatori affermando che è positiva  anche la valutazione dell’impatto economico derivante dall’adozione del marchio  PDM per le aziende agroalimentari che li  producono .

Oltre il 50% dei consumatori intervistati  da Nomisma ritengono molto importante  l’identificazione dell’origine del prodotto  alimentare, ancora più importante del  prezzo o del brand e circa l’80% afferma  di acquistare prodotti provenienti dalla  zona montana esclusivamente perché  provenienti da essa.  

Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM  è ritenuto più buono e migliorativo di  territorio e ambiente e meritevole di un  sovrapprezzo (anche 20%in più),  ma  è altrettanto importante l’utilizzo di un  marchio univoco sulla provenienza del  prodotto. Interessante infine verificare  come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e  che oltre il 50% degli intervistati abbia  affermato che i PDM dovrebbero trovarsi negli scaffali della GDO mentre solo il  19% confermi di andare ad acquistarli  direttamente nelle piccole aziende di  produzione.  

Sempre nel contesto dei Prodotti di Montagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di  Agramarkt, ha anticipato che in Austria  dal prossimo anno, al fine di contenere  il progressivo abbandono delle malghe,  c’è l’intenzione di creare un’etichetta di  qualità dei prodotti di malga. 

Nella realtà austriaca attualmente ci  sono oltre 50.000 vacche che vengono  alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile  di nicchia con l’1% del latte prodotto.  Si prospetta un regolamento che prevederà una permanenza di almeno 60 gg  in malga e almeno 30 comunque in quota, si potrà lavorare solo latte munto in  malga, non si potranno utilizzare insilati  né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti  prodotti in malga.  

La conclusione dei lavori è stata affidata  ad alcuni produttori delle regioni partners del progetto che hanno evidenziato  come, nelle produzioni di montagna, sia  molto importante anche la tradizione.  Gli operatori hanno inoltre evidenziato  il problema dello spopolamento della  montagna e il fatto che serva rivedere il  rapporto uomo-ambiente. Bisogna che  risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo  economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti  concreti a chi ancora vive in montagna  e magari favorire la sburocratizzazione.  Anche se il prodotto di montagna si  vende piuttosto facilmente, anche per i  produttori è assolutamente necessario  un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.

Il Progetto ha permesso di approfondire  la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche  attraverso l’indicazione facoltativa di  qualità “Prodotto di montagna” (PDM)  affiancando a tale dicitura una serie di  informazioni riguardanti i “servizi” forniti  dalle filiere agro-zootecniche integra ti all’attività produttiva. In particolare il  progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, defi niti “eco-sistemici”, in modo da mettere  in risalto e comunicare efficacemente  tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di  ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle  risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore  alle finanze. 

Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’attenzione rivolta dalla Regione alle attività  produttive svolte in zona montana anche  per le loro ripercussioni sull’ambiente  (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.  

I rappresentanti della Dipartimento dell’agricoltura e silvicoltura e della Camera  dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard  Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la  necessità di mantenere i contributi euro pei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono su perare per ottenerle. Il PDM rappresenta  un grande vantaggio anche per coloro  che non vivono in zone montane perché  risulta essere un prodotto di ottima qualità ottenuto rispettando i parametri del  benessere animale, della biodiversità e  dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’u tilizzo dei prodotti di montagna, in luogo  di quelli più economici, negli ospedali e  nelle scuole in quanto si è ritenuto che il  prezzo non possa essere sempre la variabile sulla quale basare le scelte. Si è  calcolato che questa scelta abbia inciso  economicamente tanto quanto il totale  dei contributi UE. 

La valorizzazione dei PDM sta permettendo di mantenere le peculiarità della  zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione  in agricoltura.  

Sembra ci sia un reale interesse da parte  del consumatore a spendere di più per  questi prodotti che però devono essere  facilmente e certamente identificabile  attraverso un marchio.  

Questa partnership Interregionale e tran sfrontaliera è da ritenersi assolutamente  importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra  tutti i protagonisti. 

La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof.  Stefano Bovolenta dell’Università di  Udine che ha spiegato quali sono quei  servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti.  In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed  efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato  come sia molto importante trasferire al  consumatore le notizie relative a queste  tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica.  

Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di  Padova ha puntato il suo intervento sulla  sostenibilità ambientale legata ai PDM  ribadendone il loro apporto in termini  di valore aggiunto all’intera comunità  attraverso quei servizi eco-sistemici che  hanno un impatto diretto come il miglio 

ramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti  e mantenendo l’attrattività turistica dei  luoghi. 

Molto importante in questa ottica, il fatto  che molte di queste aziende, essendo di  dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda  l’alimentazione e questo favorisce una  bassa incidenza sulla catena industriale  di produzione.  

I concetti sopra espressi sono stati ripre si e condivisi anche da Wolfgang Ressi  dell’Umweltburo di Klagenfurt  

Evita Gandini di Nomisma ha conferma to la positiva percezione dei PDM tra i  consumatori affermando che è positiva  anche la valutazione dell’impatto econo mico derivante dall’adozione del marchio  PDM per le aziende agroalimentari che li  producono .

Oltre il 50% dei consumatori intervistati  da Nomisma ritengono molto importante  

l’identificazione dell’origine del prodotto  alimentare, ancora più importante del  prezzo o del brand e circa l’80% afferma  di acquistare prodotti provenienti dalla  zona montana esclusivamente perché  provenienti da essa.  

Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM  è ritenuto più buono e migliorativo di  territorio e ambiente e meritevole di un  sovrapprezzo (anche 20%in più),  ma  è altrettanto importante l’utilizzo di un  marchio univoco sulla provenienza del  prodotto. Interessante infine verificare  come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e  che oltre il 50% degli intervistati abbia  affermato che i PDM dovrebbero trovar si negli scaffali della GDO mentre solo il  19% confermi di andare ad acquistarli  direttamente nelle piccole aziende di  produzione.  

Sempre nel contesto dei Prodotti di Mon tagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di  Agramarkt, ha anticipato che in Austria  dal prossimo anno, al fine di contenere  il progressivo abbandono delle malghe,  c’è l’intenzione di creare un’etichetta di  qualità dei prodotti di malga. 

Nella realtà austriaca attualmente ci  sono oltre 50.000 vacche che vengono  alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile  di nicchia con l’1% del latte prodotto.  Si prospetta un regolamento che preve derà una permanenza di almeno 60 gg  in malga e almeno 30 comunque in quo ta, si potrà lavorare solo latte munto in  malga, non si potranno utilizzare insilati  né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti  prodotti in malga.  

La conclusione dei lavori è stata affidata  ad alcuni produttori delle regioni part ners del progetto che hanno evidenziato  come, nelle produzioni di montagna, sia  molto importante anche la tradizione.  Gli operatori hanno inoltre evidenziato  il problema dello spopolamento della  montagna e il fatto che serva rivedere il  rapporto uomo-ambiente. Bisogna che  risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo  economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti  concreti a chi ancora vive in montagna  e magari favorire la sburocratizzazione.  Anche se il prodotto di montagna si  vende piuttosto facilmente, anche per i  produttori è assolutamente necessario  un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.

“Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”

Sabato 9 novembre, nell’ambito della  manifestazione Gemona… formaggio e  dintorni, si è svolto il convegno dal titolo  “Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”. Il Convegno, che si inserisce nell’ambito  delle attività previste dal Progetto Inter reg V-A Italia_ Austria 2014-2020 “Top  Value il valore aggiunto del prodotto di  montagna” condotto da ERSA, DI-4A  Università di Udine, Direzione Agroali mentare della Regione Veneto, Camera  dell’Agricoltura della Carinzia e eb&p  Umweltburo GmbH di Klagenfurt, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Allevatori del FVG. 

Il Progetto ha permesso di approfondire  la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche  attraverso l’indicazione facoltativa di  qualità “Prodotto di montagna” (PDM)  affiancando a tale dicitura una serie di  informazioni riguardanti i “servizi” forniti  dalle filiere agro-zootecniche integrati all’attività produttiva. In particolare il  progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, definiti “eco-sistemici”, in modo da mettere  in risalto e comunicare efficacemente  tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di  ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle  risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore  alle finanze. 

Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’atten zione rivolta dalla Regione alle attività  produttive svolte in zona montana anche  per le loro ripercussioni sull’ambiente  (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.  

I rappresentanti della Dipartimento dell’a gricoltura e silvicoltura e della Camera  dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard  Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la  necessità di mantenere i contributi europei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono superare per ottenerle. Il PDM rappresenta  un grande vantaggio anche per coloro  che non vivono in zone montane perché  risulta essere un prodotto di ottima qua lità ottenuto rispettando i parametri del  benessere animale, della biodiversità e  dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’utilizzo dei prodotti di montagna, in luogo  di quelli più economici, negli ospedali e  nelle scuole in quanto si è ritenuto che il  prezzo non possa essere sempre la va riabile sulla quale basare le scelte. Si è  calcolato che questa scelta abbia inciso  economicamente tanto quanto il totale  dei contributi UE. 

La valorizzazione dei PDM sta permet tendo di mantenere le peculiarità della  zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione  in agricoltura.  

Sembra ci sia un reale interesse da parte  del consumatore a spendere di più per  questi prodotti che però devono essere  facilmente e certamente identificabile  attraverso un marchio.  

Questa partnership Interregionale e transfrontaliera è da ritenersi assolutamente  importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra  tutti i protagonisti. 

La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof.  Stefano Bovolenta dell’Università di  Udine che ha spiegato quali sono quei  servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti.  In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed  efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato  come sia molto importante trasferire al  consumatore le notizie relative a queste  tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica.  Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di  Padova ha puntato il suo intervento sulla  sostenibilità ambientale legata ai PDM  ribadendone il loro apporto in termini  di valore aggiunto all’intera comunità  attraverso quei servizi eco-sistemici che  hanno un impatto diretto come il miglioramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti  e mantenendo l’attrattività turistica dei  luoghi. 

Molto importante in questa ottica, il fatto  che molte di queste aziende, essendo di  dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda  l’alimentazione e questo favorisce una  bassa incidenza sulla catena industriale  di produzione.  

I concetti sopra espressi sono stati ripresi e condivisi anche da Wolfgang Ressi  dell’Umweltburo di Klagenfurt  Evita Gandini di Nomisma ha confermato la positiva percezione dei PDM tra i  consumatori affermando che è positiva  anche la valutazione dell’impatto economico derivante dall’adozione del marchio  PDM per le aziende agroalimentari che li  producono .

Oltre il 50% dei consumatori intervistati  da Nomisma ritengono molto importante  l’identificazione dell’origine del prodotto  alimentare, ancora più importante del  prezzo o del brand e circa l’80% afferma  di acquistare prodotti provenienti dalla  zona montana esclusivamente perché  provenienti da essa.  

Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM  è ritenuto più buono e migliorativo di  territorio e ambiente e meritevole di un  sovrapprezzo (anche 20%in più),  ma  è altrettanto importante l’utilizzo di un  marchio univoco sulla provenienza del  prodotto. Interessante infine verificare  come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e  che oltre il 50% degli intervistati abbia  affermato che i PDM dovrebbero trovarsi negli scaffali della GDO mentre solo il  19% confermi di andare ad acquistarli  direttamente nelle piccole aziende di  produzione.  

Sempre nel contesto dei Prodotti di Montagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di  Agramarkt, ha anticipato che in Austria  dal prossimo anno, al fine di contenere  il progressivo abbandono delle malghe,  c’è l’intenzione di creare un’etichetta di  qualità dei prodotti di malga. 

Nella realtà austriaca attualmente ci  sono oltre 50.000 vacche che vengono  alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile  di nicchia con l’1% del latte prodotto.  Si prospetta un regolamento che prevederà una permanenza di almeno 60 gg  in malga e almeno 30 comunque in quota, si potrà lavorare solo latte munto in  malga, non si potranno utilizzare insilati  né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti  prodotti in malga.  

La conclusione dei lavori è stata affidata  ad alcuni produttori delle regioni partners del progetto che hanno evidenziato  come, nelle produzioni di montagna, sia  molto importante anche la tradizione.  Gli operatori hanno inoltre evidenziato  il problema dello spopolamento della  montagna e il fatto che serva rivedere il  rapporto uomo-ambiente. Bisogna che  risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo  economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti  concreti a chi ancora vive in montagna  e magari favorire la sburocratizzazione.  Anche se il prodotto di montagna si  vende piuttosto facilmente, anche per i  produttori è assolutamente necessario  un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.

Il Progetto ha permesso di approfondire  la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche  attraverso l’indicazione facoltativa di  qualità “Prodotto di montagna” (PDM)  affiancando a tale dicitura una serie di  informazioni riguardanti i “servizi” forniti  dalle filiere agro-zootecniche integra ti all’attività produttiva. In particolare il  progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, defi niti “eco-sistemici”, in modo da mettere  in risalto e comunicare efficacemente  tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di  ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle  risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore  alle finanze. 

Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’attenzione rivolta dalla Regione alle attività  produttive svolte in zona montana anche  per le loro ripercussioni sull’ambiente  (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.  

I rappresentanti della Dipartimento dell’agricoltura e silvicoltura e della Camera  dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard  Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la  necessità di mantenere i contributi euro pei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono su perare per ottenerle. Il PDM rappresenta  un grande vantaggio anche per coloro  che non vivono in zone montane perché  risulta essere un prodotto di ottima qualità ottenuto rispettando i parametri del  benessere animale, della biodiversità e  dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’u tilizzo dei prodotti di montagna, in luogo  di quelli più economici, negli ospedali e  nelle scuole in quanto si è ritenuto che il  prezzo non possa essere sempre la variabile sulla quale basare le scelte. Si è  calcolato che questa scelta abbia inciso  economicamente tanto quanto il totale  dei contributi UE. 

La valorizzazione dei PDM sta permettendo di mantenere le peculiarità della  zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione  in agricoltura.  

Sembra ci sia un reale interesse da parte  del consumatore a spendere di più per  questi prodotti che però devono essere  facilmente e certamente identificabile  attraverso un marchio.  

Questa partnership Interregionale e tran sfrontaliera è da ritenersi assolutamente  importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra  tutti i protagonisti. 

La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof.  Stefano Bovolenta dell’Università di  Udine che ha spiegato quali sono quei  servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti.  In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed  efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato  come sia molto importante trasferire al  consumatore le notizie relative a queste  tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica.  

Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di  Padova ha puntato il suo intervento sulla  sostenibilità ambientale legata ai PDM  ribadendone il loro apporto in termini  di valore aggiunto all’intera comunità  attraverso quei servizi eco-sistemici che  hanno un impatto diretto come il miglio 

ramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti  e mantenendo l’attrattività turistica dei  luoghi. 

Molto importante in questa ottica, il fatto  che molte di queste aziende, essendo di  dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda  l’alimentazione e questo favorisce una  bassa incidenza sulla catena industriale  di produzione.  

I concetti sopra espressi sono stati ripre si e condivisi anche da Wolfgang Ressi  dell’Umweltburo di Klagenfurt  

Evita Gandini di Nomisma ha conferma to la positiva percezione dei PDM tra i  consumatori affermando che è positiva  anche la valutazione dell’impatto econo mico derivante dall’adozione del marchio  PDM per le aziende agroalimentari che li  producono .

Oltre il 50% dei consumatori intervistati  da Nomisma ritengono molto importante  

l’identificazione dell’origine del prodotto  alimentare, ancora più importante del  prezzo o del brand e circa l’80% afferma  di acquistare prodotti provenienti dalla  zona montana esclusivamente perché  provenienti da essa.  

Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM  è ritenuto più buono e migliorativo di  territorio e ambiente e meritevole di un  sovrapprezzo (anche 20%in più),  ma  è altrettanto importante l’utilizzo di un  marchio univoco sulla provenienza del  prodotto. Interessante infine verificare  come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e  che oltre il 50% degli intervistati abbia  affermato che i PDM dovrebbero trovar si negli scaffali della GDO mentre solo il  19% confermi di andare ad acquistarli  direttamente nelle piccole aziende di  produzione.  

Sempre nel contesto dei Prodotti di Mon tagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di  Agramarkt, ha anticipato che in Austria  dal prossimo anno, al fine di contenere  il progressivo abbandono delle malghe,  c’è l’intenzione di creare un’etichetta di  qualità dei prodotti di malga. 

Nella realtà austriaca attualmente ci  sono oltre 50.000 vacche che vengono  alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile  di nicchia con l’1% del latte prodotto.  Si prospetta un regolamento che preve derà una permanenza di almeno 60 gg  in malga e almeno 30 comunque in quo ta, si potrà lavorare solo latte munto in  malga, non si potranno utilizzare insilati  né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti  prodotti in malga.  

La conclusione dei lavori è stata affidata  ad alcuni produttori delle regioni part ners del progetto che hanno evidenziato  come, nelle produzioni di montagna, sia  molto importante anche la tradizione.  Gli operatori hanno inoltre evidenziato  il problema dello spopolamento della  montagna e il fatto che serva rivedere il  rapporto uomo-ambiente. Bisogna che  risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo  economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti  concreti a chi ancora vive in montagna  e magari favorire la sburocratizzazione.  Anche se il prodotto di montagna si  vende piuttosto facilmente, anche per i  produttori è assolutamente necessario  un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.