Sabato 9 novembre, nell’ambito della manifestazione Gemona… formaggio e dintorni, si è svolto il convegno dal titolo “Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”. Il Convegno, che si inserisce nell’ambito delle attività previste dal Progetto Inter reg V-A Italia_ Austria 2014-2020 “Top Value il valore aggiunto del prodotto di montagna” condotto da ERSA, DI-4A Università di Udine, Direzione Agroali mentare della Regione Veneto, Camera dell’Agricoltura della Carinzia e eb&p Umweltburo GmbH di Klagenfurt, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Allevatori del FVG.
Il Progetto ha permesso di approfondire la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche attraverso l’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di montagna” (PDM) affiancando a tale dicitura una serie di informazioni riguardanti i “servizi” forniti dalle filiere agro-zootecniche integrati all’attività produttiva. In particolare il progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, definiti “eco-sistemici”, in modo da mettere in risalto e comunicare efficacemente tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore alle finanze.
Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’atten zione rivolta dalla Regione alle attività produttive svolte in zona montana anche per le loro ripercussioni sull’ambiente (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.
I rappresentanti della Dipartimento dell’a gricoltura e silvicoltura e della Camera dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la necessità di mantenere i contributi europei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono superare per ottenerle. Il PDM rappresenta un grande vantaggio anche per coloro che non vivono in zone montane perché risulta essere un prodotto di ottima qua lità ottenuto rispettando i parametri del benessere animale, della biodiversità e dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’utilizzo dei prodotti di montagna, in luogo di quelli più economici, negli ospedali e nelle scuole in quanto si è ritenuto che il prezzo non possa essere sempre la va riabile sulla quale basare le scelte. Si è calcolato che questa scelta abbia inciso economicamente tanto quanto il totale dei contributi UE.
La valorizzazione dei PDM sta permet tendo di mantenere le peculiarità della zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione in agricoltura.
Sembra ci sia un reale interesse da parte del consumatore a spendere di più per questi prodotti che però devono essere facilmente e certamente identificabile attraverso un marchio.
Questa partnership Interregionale e transfrontaliera è da ritenersi assolutamente importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra tutti i protagonisti.
La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof. Stefano Bovolenta dell’Università di Udine che ha spiegato quali sono quei servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti. In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato come sia molto importante trasferire al consumatore le notizie relative a queste tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica. Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di Padova ha puntato il suo intervento sulla sostenibilità ambientale legata ai PDM ribadendone il loro apporto in termini di valore aggiunto all’intera comunità attraverso quei servizi eco-sistemici che hanno un impatto diretto come il miglioramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti e mantenendo l’attrattività turistica dei luoghi.
Molto importante in questa ottica, il fatto che molte di queste aziende, essendo di dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda l’alimentazione e questo favorisce una bassa incidenza sulla catena industriale di produzione.
I concetti sopra espressi sono stati ripresi e condivisi anche da Wolfgang Ressi dell’Umweltburo di Klagenfurt Evita Gandini di Nomisma ha confermato la positiva percezione dei PDM tra i consumatori affermando che è positiva anche la valutazione dell’impatto economico derivante dall’adozione del marchio PDM per le aziende agroalimentari che li producono .
Oltre il 50% dei consumatori intervistati da Nomisma ritengono molto importante l’identificazione dell’origine del prodotto alimentare, ancora più importante del prezzo o del brand e circa l’80% afferma di acquistare prodotti provenienti dalla zona montana esclusivamente perché provenienti da essa.
Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM è ritenuto più buono e migliorativo di territorio e ambiente e meritevole di un sovrapprezzo (anche 20%in più), ma è altrettanto importante l’utilizzo di un marchio univoco sulla provenienza del prodotto. Interessante infine verificare come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e che oltre il 50% degli intervistati abbia affermato che i PDM dovrebbero trovarsi negli scaffali della GDO mentre solo il 19% confermi di andare ad acquistarli direttamente nelle piccole aziende di produzione.
Sempre nel contesto dei Prodotti di Montagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di Agramarkt, ha anticipato che in Austria dal prossimo anno, al fine di contenere il progressivo abbandono delle malghe, c’è l’intenzione di creare un’etichetta di qualità dei prodotti di malga.
Nella realtà austriaca attualmente ci sono oltre 50.000 vacche che vengono alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile di nicchia con l’1% del latte prodotto. Si prospetta un regolamento che prevederà una permanenza di almeno 60 gg in malga e almeno 30 comunque in quota, si potrà lavorare solo latte munto in malga, non si potranno utilizzare insilati né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti prodotti in malga.
La conclusione dei lavori è stata affidata ad alcuni produttori delle regioni partners del progetto che hanno evidenziato come, nelle produzioni di montagna, sia molto importante anche la tradizione. Gli operatori hanno inoltre evidenziato il problema dello spopolamento della montagna e il fatto che serva rivedere il rapporto uomo-ambiente. Bisogna che risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti concreti a chi ancora vive in montagna e magari favorire la sburocratizzazione. Anche se il prodotto di montagna si vende piuttosto facilmente, anche per i produttori è assolutamente necessario un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.
Il Progetto ha permesso di approfondire la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche attraverso l’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di montagna” (PDM) affiancando a tale dicitura una serie di informazioni riguardanti i “servizi” forniti dalle filiere agro-zootecniche integra ti all’attività produttiva. In particolare il progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, defi niti “eco-sistemici”, in modo da mettere in risalto e comunicare efficacemente tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore alle finanze.
Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’attenzione rivolta dalla Regione alle attività produttive svolte in zona montana anche per le loro ripercussioni sull’ambiente (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.
I rappresentanti della Dipartimento dell’agricoltura e silvicoltura e della Camera dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la necessità di mantenere i contributi euro pei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono su perare per ottenerle. Il PDM rappresenta un grande vantaggio anche per coloro che non vivono in zone montane perché risulta essere un prodotto di ottima qualità ottenuto rispettando i parametri del benessere animale, della biodiversità e dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’u tilizzo dei prodotti di montagna, in luogo di quelli più economici, negli ospedali e nelle scuole in quanto si è ritenuto che il prezzo non possa essere sempre la variabile sulla quale basare le scelte. Si è calcolato che questa scelta abbia inciso economicamente tanto quanto il totale dei contributi UE.
La valorizzazione dei PDM sta permettendo di mantenere le peculiarità della zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione in agricoltura.
Sembra ci sia un reale interesse da parte del consumatore a spendere di più per questi prodotti che però devono essere facilmente e certamente identificabile attraverso un marchio.
Questa partnership Interregionale e tran sfrontaliera è da ritenersi assolutamente importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra tutti i protagonisti.
La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof. Stefano Bovolenta dell’Università di Udine che ha spiegato quali sono quei servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti. In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato come sia molto importante trasferire al consumatore le notizie relative a queste tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica.
Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di Padova ha puntato il suo intervento sulla sostenibilità ambientale legata ai PDM ribadendone il loro apporto in termini di valore aggiunto all’intera comunità attraverso quei servizi eco-sistemici che hanno un impatto diretto come il miglio
ramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti e mantenendo l’attrattività turistica dei luoghi.
Molto importante in questa ottica, il fatto che molte di queste aziende, essendo di dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda l’alimentazione e questo favorisce una bassa incidenza sulla catena industriale di produzione.
I concetti sopra espressi sono stati ripre si e condivisi anche da Wolfgang Ressi dell’Umweltburo di Klagenfurt
Evita Gandini di Nomisma ha conferma to la positiva percezione dei PDM tra i consumatori affermando che è positiva anche la valutazione dell’impatto econo mico derivante dall’adozione del marchio PDM per le aziende agroalimentari che li producono .
Oltre il 50% dei consumatori intervistati da Nomisma ritengono molto importante
l’identificazione dell’origine del prodotto alimentare, ancora più importante del prezzo o del brand e circa l’80% afferma di acquistare prodotti provenienti dalla zona montana esclusivamente perché provenienti da essa.
Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM è ritenuto più buono e migliorativo di territorio e ambiente e meritevole di un sovrapprezzo (anche 20%in più), ma è altrettanto importante l’utilizzo di un marchio univoco sulla provenienza del prodotto. Interessante infine verificare come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e che oltre il 50% degli intervistati abbia affermato che i PDM dovrebbero trovar si negli scaffali della GDO mentre solo il 19% confermi di andare ad acquistarli direttamente nelle piccole aziende di produzione.
Sempre nel contesto dei Prodotti di Mon tagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di Agramarkt, ha anticipato che in Austria dal prossimo anno, al fine di contenere il progressivo abbandono delle malghe, c’è l’intenzione di creare un’etichetta di qualità dei prodotti di malga.
Nella realtà austriaca attualmente ci sono oltre 50.000 vacche che vengono alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile di nicchia con l’1% del latte prodotto. Si prospetta un regolamento che preve derà una permanenza di almeno 60 gg in malga e almeno 30 comunque in quo ta, si potrà lavorare solo latte munto in malga, non si potranno utilizzare insilati né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti prodotti in malga.
La conclusione dei lavori è stata affidata ad alcuni produttori delle regioni part ners del progetto che hanno evidenziato come, nelle produzioni di montagna, sia molto importante anche la tradizione. Gli operatori hanno inoltre evidenziato il problema dello spopolamento della montagna e il fatto che serva rivedere il rapporto uomo-ambiente. Bisogna che risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti concreti a chi ancora vive in montagna e magari favorire la sburocratizzazione. Anche se il prodotto di montagna si vende piuttosto facilmente, anche per i produttori è assolutamente necessario un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.
“Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”

Sabato 9 novembre, nell’ambito della manifestazione Gemona… formaggio e dintorni, si è svolto il convegno dal titolo “Il valore aggiunto del prodotto di montagna: come misurarlo e comunicarlo”. Il Convegno, che si inserisce nell’ambito delle attività previste dal Progetto Inter reg V-A Italia_ Austria 2014-2020 “Top Value il valore aggiunto del prodotto di montagna” condotto da ERSA, DI-4A Università di Udine, Direzione Agroali mentare della Regione Veneto, Camera dell’Agricoltura della Carinzia e eb&p Umweltburo GmbH di Klagenfurt, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Allevatori del FVG.
Il Progetto ha permesso di approfondire la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche attraverso l’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di montagna” (PDM) affiancando a tale dicitura una serie di informazioni riguardanti i “servizi” forniti dalle filiere agro-zootecniche integrati all’attività produttiva. In particolare il progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, definiti “eco-sistemici”, in modo da mettere in risalto e comunicare efficacemente tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore alle finanze.
Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’atten zione rivolta dalla Regione alle attività produttive svolte in zona montana anche per le loro ripercussioni sull’ambiente (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.
I rappresentanti della Dipartimento dell’a gricoltura e silvicoltura e della Camera dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la necessità di mantenere i contributi europei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono superare per ottenerle. Il PDM rappresenta un grande vantaggio anche per coloro che non vivono in zone montane perché risulta essere un prodotto di ottima qua lità ottenuto rispettando i parametri del benessere animale, della biodiversità e dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’utilizzo dei prodotti di montagna, in luogo di quelli più economici, negli ospedali e nelle scuole in quanto si è ritenuto che il prezzo non possa essere sempre la va riabile sulla quale basare le scelte. Si è calcolato che questa scelta abbia inciso economicamente tanto quanto il totale dei contributi UE.
La valorizzazione dei PDM sta permet tendo di mantenere le peculiarità della zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione in agricoltura.
Sembra ci sia un reale interesse da parte del consumatore a spendere di più per questi prodotti che però devono essere facilmente e certamente identificabile attraverso un marchio.
Questa partnership Interregionale e transfrontaliera è da ritenersi assolutamente importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra tutti i protagonisti.
La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof. Stefano Bovolenta dell’Università di Udine che ha spiegato quali sono quei servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti. In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato come sia molto importante trasferire al consumatore le notizie relative a queste tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica. Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di Padova ha puntato il suo intervento sulla sostenibilità ambientale legata ai PDM ribadendone il loro apporto in termini di valore aggiunto all’intera comunità attraverso quei servizi eco-sistemici che hanno un impatto diretto come il miglioramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti e mantenendo l’attrattività turistica dei luoghi.
Molto importante in questa ottica, il fatto che molte di queste aziende, essendo di dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda l’alimentazione e questo favorisce una bassa incidenza sulla catena industriale di produzione.
I concetti sopra espressi sono stati ripresi e condivisi anche da Wolfgang Ressi dell’Umweltburo di Klagenfurt Evita Gandini di Nomisma ha confermato la positiva percezione dei PDM tra i consumatori affermando che è positiva anche la valutazione dell’impatto economico derivante dall’adozione del marchio PDM per le aziende agroalimentari che li producono .
Oltre il 50% dei consumatori intervistati da Nomisma ritengono molto importante l’identificazione dell’origine del prodotto alimentare, ancora più importante del prezzo o del brand e circa l’80% afferma di acquistare prodotti provenienti dalla zona montana esclusivamente perché provenienti da essa.
Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM è ritenuto più buono e migliorativo di territorio e ambiente e meritevole di un sovrapprezzo (anche 20%in più), ma è altrettanto importante l’utilizzo di un marchio univoco sulla provenienza del prodotto. Interessante infine verificare come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e che oltre il 50% degli intervistati abbia affermato che i PDM dovrebbero trovarsi negli scaffali della GDO mentre solo il 19% confermi di andare ad acquistarli direttamente nelle piccole aziende di produzione.
Sempre nel contesto dei Prodotti di Montagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di Agramarkt, ha anticipato che in Austria dal prossimo anno, al fine di contenere il progressivo abbandono delle malghe, c’è l’intenzione di creare un’etichetta di qualità dei prodotti di malga.
Nella realtà austriaca attualmente ci sono oltre 50.000 vacche che vengono alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile di nicchia con l’1% del latte prodotto. Si prospetta un regolamento che prevederà una permanenza di almeno 60 gg in malga e almeno 30 comunque in quota, si potrà lavorare solo latte munto in malga, non si potranno utilizzare insilati né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti prodotti in malga.
La conclusione dei lavori è stata affidata ad alcuni produttori delle regioni partners del progetto che hanno evidenziato come, nelle produzioni di montagna, sia molto importante anche la tradizione. Gli operatori hanno inoltre evidenziato il problema dello spopolamento della montagna e il fatto che serva rivedere il rapporto uomo-ambiente. Bisogna che risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti concreti a chi ancora vive in montagna e magari favorire la sburocratizzazione. Anche se il prodotto di montagna si vende piuttosto facilmente, anche per i produttori è assolutamente necessario un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.
Il Progetto ha permesso di approfondire la tematica della valorizzazione dei prodotti ottenuti nella zona montana anche attraverso l’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di montagna” (PDM) affiancando a tale dicitura una serie di informazioni riguardanti i “servizi” forniti dalle filiere agro-zootecniche integra ti all’attività produttiva. In particolare il progetto è stato l’occasione per individuare e misurare i suddetti servizi, defi niti “eco-sistemici”, in modo da mettere in risalto e comunicare efficacemente tutti i benefici offerti dalle filiere agro zootecniche a favore della collettività. I lavori, moderati da Sonia Venerus di ERSA e da Giorgio Trentin della Direzio ne Agroalimentare della Regione Veneto, sono stati aperti dall’Assessore alle risorse agricole della Regione FVG Stefa no Zannier e da Barbara Zilli Assessore alle finanze.
Il loro intervento ha messo in risalto l’importanza della dicitura PDM e l’attenzione rivolta dalla Regione alle attività produttive svolte in zona montana anche per le loro ripercussioni sull’ambiente (salvaguardia del territorio) e sulla valorizzazione turistica.
I rappresentanti della Dipartimento dell’agricoltura e silvicoltura e della Camera dell’Agricoltura della Carinzia Gerhard Hoffer e Hans Mikl hanno evidenziato la necessità di mantenere i contributi euro pei per produzioni montane per le molteplici difficoltà che gli operatori devono su perare per ottenerle. Il PDM rappresenta un grande vantaggio anche per coloro che non vivono in zone montane perché risulta essere un prodotto di ottima qualità ottenuto rispettando i parametri del benessere animale, della biodiversità e dell’ambiente e questo deve rappresentare il valore aggiunto di questi prodotti In Austria, politicamente, si è favorito l’u tilizzo dei prodotti di montagna, in luogo di quelli più economici, negli ospedali e nelle scuole in quanto si è ritenuto che il prezzo non possa essere sempre la variabile sulla quale basare le scelte. Si è calcolato che questa scelta abbia inciso economicamente tanto quanto il totale dei contributi UE.
La valorizzazione dei PDM sta permettendo di mantenere le peculiarità della zona montana in un periodo di forti modificazioni delle modalità di produzione in agricoltura.
Sembra ci sia un reale interesse da parte del consumatore a spendere di più per questi prodotti che però devono essere facilmente e certamente identificabile attraverso un marchio.
Questa partnership Interregionale e tran sfrontaliera è da ritenersi assolutamente importante perché le collaborazioni por tano ad un arricchimento collettivo tra tutti i protagonisti.
La presentazione vera e propria del pro getto è stata affidata in primis al prof. Stefano Bovolenta dell’Università di Udine che ha spiegato quali sono quei servizi eco-sistemici erogabili alla comu nità esterna attraverso questi prodotti. In particolare si sono utilizzati tre indi catori: benessere animale, emissioni ed efficienza ambientale, e biodiversità ve getale. Il docente ha inoltre evidenziato come sia molto importante trasferire al consumatore le notizie relative a queste tematiche per favorire un maggiore inte resse nei confronti dei PDM favorendo ne la valorizzazione economica.
Il prof. Enrico Sturaro dell’Università di Padova ha puntato il suo intervento sulla sostenibilità ambientale legata ai PDM ribadendone il loro apporto in termini di valore aggiunto all’intera comunità attraverso quei servizi eco-sistemici che hanno un impatto diretto come il miglio
ramento del paesaggio, ad esempio at traverso il contenimento delle infestanti e mantenendo l’attrattività turistica dei luoghi.
Molto importante in questa ottica, il fatto che molte di queste aziende, essendo di dimensioni medio-piccole, risultano es sere autosufficienti per quanto riguarda l’alimentazione e questo favorisce una bassa incidenza sulla catena industriale di produzione.
I concetti sopra espressi sono stati ripre si e condivisi anche da Wolfgang Ressi dell’Umweltburo di Klagenfurt
Evita Gandini di Nomisma ha conferma to la positiva percezione dei PDM tra i consumatori affermando che è positiva anche la valutazione dell’impatto econo mico derivante dall’adozione del marchio PDM per le aziende agroalimentari che li producono .
Oltre il 50% dei consumatori intervistati da Nomisma ritengono molto importante
l’identificazione dell’origine del prodotto alimentare, ancora più importante del prezzo o del brand e circa l’80% afferma di acquistare prodotti provenienti dalla zona montana esclusivamente perché provenienti da essa.
Anche per le rilevazioni Nomisma il PDM è ritenuto più buono e migliorativo di territorio e ambiente e meritevole di un sovrapprezzo (anche 20%in più), ma è altrettanto importante l’utilizzo di un marchio univoco sulla provenienza del prodotto. Interessante infine verificare come il latte e i suoi derivati siano i prodotti maggiormente richiesti tra i PDM e che oltre il 50% degli intervistati abbia affermato che i PDM dovrebbero trovar si negli scaffali della GDO mentre solo il 19% confermi di andare ad acquistarli direttamente nelle piccole aziende di produzione.
Sempre nel contesto dei Prodotti di Mon tagna, il dott. Rudiger Sachsenhofer di Agramarkt, ha anticipato che in Austria dal prossimo anno, al fine di contenere il progressivo abbandono delle malghe, c’è l’intenzione di creare un’etichetta di qualità dei prodotti di malga.
Nella realtà austriaca attualmente ci sono oltre 50.000 vacche che vengono alpeggiate (pari al 9% del totale degli animali) con una produzione considerabile di nicchia con l’1% del latte prodotto. Si prospetta un regolamento che preve derà una permanenza di almeno 60 gg in malga e almeno 30 comunque in quo ta, si potrà lavorare solo latte munto in malga, non si potranno utilizzare insilati né OGM e le concimazioni saranno con sentite solamente utilizzando gli effluenti prodotti in malga.
La conclusione dei lavori è stata affidata ad alcuni produttori delle regioni part ners del progetto che hanno evidenziato come, nelle produzioni di montagna, sia molto importante anche la tradizione. Gli operatori hanno inoltre evidenziato il problema dello spopolamento della montagna e il fatto che serva rivedere il rapporto uomo-ambiente. Bisogna che risulti chiaro a tutti che il valore aggiunto dei PDM non può essere solo di tipo economico ma anche sociale e ambientale. Per questo è necessario dare aiuti concreti a chi ancora vive in montagna e magari favorire la sburocratizzazione. Anche se il prodotto di montagna si vende piuttosto facilmente, anche per i produttori è assolutamente necessario un marchio univoco che lo identifichi so prattutto nella GDO per facilitare la fide lizzazione del consumatore.