Non bastava il Covid-19 a causare preoccupazione nei cittadini, ora è arrivata anche l’influenza aviaria. Il focolaio in questione è stato rilevato venerdì 19 febbraio in un allevamento di pollame a conduzione familiare, situato vicino ai laghetti di Cesena, a Villotta di Chions. La situazione non è però sfuggita di mano, grazie al controllo delle autorità sanitarie che sono intervenute tempestivamente mettendo in pratica i protocolli del caso, isolando la zona con un rigido cordone sanitario ed istituendo una “Zona di Protezione” con un raggio di 3 km dal focolaio ed una “Zona di Sorveglianza” con un raggio di 10 km. Già con sabato, infatti, il focolaio è stato estinto, ma le misure di prevenzione sono rimaste attive per 30 giorni. Il virus H5N8, ad alta patogenicità, viene trasmesso dagli uccelli selvatici a volatili domestici per contatto diretto o attraverso le deiezioni, per questo motivo sono molto più a rischio i piccoli allevamenti familiari con gli animali all’aperto, degli allevamenti intensivi, dove vengono implementate rigide misure per l’isolamento e la bio-sicurezza.
Il guaio è che, una volta insediatosi in un contesto sociale, il virus può essere facilmente veicolato dall’uomo, dai mezzi di trasporto ecc. e propagarsi fulmineamente, con danni economici ingenti. Ecco quindi spiegata la severità delle misure di contenimento e la vigilanza esercitata per il loro rispetto, allo scopo di soffocare sul nascere qualsiasi insorgenza di focolaio infettivo.
Tra le numerose “regole” da seguire nella Zona di Protezione e Sorveglianza ricordiamo:
- obbligo di stabulazione in ambiente confinato del pollame allevato all’aperto;
- immediata distruzione delle carcasse di soggetti morti o abbattuti per prevenzione;
- intensificazione degli accorgimenti per isolare il pollame dai selvatici;
- accurata disinfezione dei veicoli (soprattutto le ruote) prima del loro ingresso e delle strutture di allevamento;
- limitazione e registrazione degli accessi in allevamento. Il rigido controllo anti contaminazioni (cambio di vestiti, guanti e calzari, docce e disinfezioni);
- divieto di movimentazione di animali (se non autorizzata dall’Autorità Sanitaria)
- divieto di rimozione della pollina (se non autorizzata dall’Autorità Sanitaria)
- divieto di rilascio nell’ambiente di volatili da ripopolamento.
È indubbio che queste (ed altre) limitazioni siano causa di disagio e di perdite economiche per gli allevatori e per altri operatori del settore, ma dal successo di questa strategia d’intervento dipende la sopravvivenza dell’intero settore.
Vietato abbassare la guardia focolaio di influenza aviaria in Friuli Venezia Giulia

Non bastava il Covid-19 a causare preoccupazione nei cittadini, ora è arrivata anche l’influenza aviaria. Il focolaio in questione è stato rilevato venerdì 19 febbraio in un allevamento di pollame a conduzione familiare, situato vicino ai laghetti di Cesena, a Villotta di Chions. La situazione non è però sfuggita di mano, grazie al controllo delle autorità sanitarie che sono intervenute tempestivamente mettendo in pratica i protocolli del caso, isolando la zona con un rigido cordone sanitario ed istituendo una “Zona di Protezione” con un raggio di 3 km dal focolaio ed una “Zona di Sorveglianza” con un raggio di 10 km. Già con sabato, infatti, il focolaio è stato estinto, ma le misure di prevenzione sono rimaste attive per 30 giorni. Il virus H5N8, ad alta patogenicità, viene trasmesso dagli uccelli selvatici a volatili domestici per contatto diretto o attraverso le deiezioni, per questo motivo sono molto più a rischio i piccoli allevamenti familiari con gli animali all’aperto, degli allevamenti intensivi, dove vengono implementate rigide misure per l’isolamento e la bio-sicurezza.
Il guaio è che, una volta insediatosi in un contesto sociale, il virus può essere facilmente veicolato dall’uomo, dai mezzi di trasporto ecc. e propagarsi fulmineamente, con danni economici ingenti. Ecco quindi spiegata la severità delle misure di contenimento e la vigilanza esercitata per il loro rispetto, allo scopo di soffocare sul nascere qualsiasi insorgenza di focolaio infettivo.
Tra le numerose “regole” da seguire nella Zona di Protezione e Sorveglianza ricordiamo:
- obbligo di stabulazione in ambiente confinato del pollame allevato all’aperto;
- immediata distruzione delle carcasse di soggetti morti o abbattuti per prevenzione;
- intensificazione degli accorgimenti per isolare il pollame dai selvatici;
- accurata disinfezione dei veicoli (soprattutto le ruote) prima del loro ingresso e delle strutture di allevamento;
- limitazione e registrazione degli accessi in allevamento. Il rigido controllo anti contaminazioni (cambio di vestiti, guanti e calzari, docce e disinfezioni);
- divieto di movimentazione di animali (se non autorizzata dall’Autorità Sanitaria)
- divieto di rimozione della pollina (se non autorizzata dall’Autorità Sanitaria)
- divieto di rilascio nell’ambiente di volatili da ripopolamento.
È indubbio che queste (ed altre) limitazioni siano causa di disagio e di perdite economiche per gli allevatori e per altri operatori del settore, ma dal successo di questa strategia d’intervento dipende la sopravvivenza dell’intero settore.