L’effetto della globalizzazione, unita alle nuove forme della comunicazione digitale, ha in quest’ultimi anni offerto anche al Centro Tori di Moruzzo l’opportunità di farsi maggiormente conoscere al di fuori dei confini nazionali e quindi di affacciarsi a nuovi mercati incrementando l’attività del proprio export. Camerun, Egitto, Grecia, Irlanda, Macedonia, Messico, Portogallo, Turchia e Uganda, in quest’ultimo periodo in particolare la Cina, sono state le destinazioni che il seme di razza Pezzata Rossa prodotto nella nostra stazione di Fecondazione Artificiale sono state raggiunte in questi ultimi anni. I maggiori volumi hanno in particolare riguardato la Turchia, l’Egitto e la Cina ma è appunto verso quest’ultima destinazione che parrebbe risiedano oggi le maggiori prospettive di espan sione di questo export. Pur forte importatore di materiale seminale va ad ogni modo precisato che in realtà l’enormità geografica del paese non si riflette affatto nella dimensione del proprio patrimonio bovino del quale a dire il vero ne conosciamo molto poco i numeri reali ma che taluni stimano superi i 15 milioni di vacche ed altri indicano diversamente assestato su numeri decisamente inferiori. In entrambi i casi, queste quantità sono certamente esigue rispetto alla propria dimensione geografica e di popolazione ma ciò non deve meravigliarci, in quanto le produzioni bovine e in particolare il latte ed i formaggi, non hanno mai rappresentato una componente così essenziale e diffusa nella dieta e nella cultura alimentare della popolazione. Ciò che però è invece oggi certa è piuttosto l’espansione produttiva che sta subendo questo settore di allevamento principalmente focalizzata sulla produzione di latte, sulla razza Holstein e in grandi se non enormi allevamenti in mano a dei privati dove facilmente si raggiungo no consistenze di 4-5.000 o anche più
vacche e dove, nella vendita di seme, la fanno da padroni quasi assoluti gli Stati Uniti d’America. Una realtà produttiva, questa della Holstein in Cina, che qualcuno peraltro prefigura si avvicinerà abbastanza a breve termine a quella Statunitense. Accanto a questa però, pur con dimensioni numeriche molto più contenute, ma diversamente interessante per le opportunità del nostro Centro, esiste fortunatamente anche una zootecnica formata da aziende di medio-piccole di mensioni dove è invece particolarmente apprezzata la razza Pezzata Rossa, che accomuna entrambe queste due realtà dimensionalmente molto diverse, e da quindi un senso a questa forte richiesta di materiale seminale, condizionandone però per entrambe la propria dipendenza dall’estero. In Cina non esistono ancora programmi e strutture nazionali dedite al miglioramento genetico. Per ciò che riguarda nello specifico la Pezzata Rossa, questo loro mercato richie de oggi sia soggetti a duplice attitudine, per soddisfare il quale stiamo esportando materiale collezionato da nostri tori, sia linee prettamente da carne, da loro spesso preferite a razze molto più specializzate come lo sono la Angus, l’Hereford, la Charolaise e la Limousine che negli ultimi trent’anni sono state co munque molto utilizzate nel paese. Per questa seconda linea selettiva accanto ai nostri tori da circa un anno è stato quindi affiancato un nutrito gruppo di riproduttori di origine irlandese e britan nica particolarmente orientati alla carne. L’insieme di questo export ha in meno di un anno già abbondantemente supera to le 100.000 dosi, peraltro anche con una forte domanda di materiale sessato e mostra una costante e crescente tendenza all’aumento dei volumi. Tra le criticità dobbiamo però evidenziare gli stringenti requisiti sanitari imposti dalle loro autorità le quali, dopo aver visitato anni fa la nostra struttura autorizzandola all’export, hanno imposto una certifica zione sanitaria con dei vincoli piuttosto stringenti, l’elemento che più ci preoccupa è il mantenimento della sierone gatività dei donatori dalla malattia dello Schmallenberg. Questa viremia, pur avendo un’importanza del tutto margi nale se non nulla per gli effetti che ha sugli animali ed i tori il particolare, rap presenta oggi per tutta l’Europa, ove è molto diffusa, un vero e proprio ostacolo alle esportazioni verso tutti quei paesi che richiedono la totale negatività dei donatori e la Cina è uno di questi. Il problema non è e non sarà di facile soluzione in quanto la viremia viene trasmessa da piccoli e diffusissimi insetti ematofagi, le femmine dei culicoidi, dai quali non c’è modo di difendersi totalmente, nonostante al Centro si siano fatti recentemente degli investimenti in tal senso e adottate diverse misure di prevenzione. Fatto salvo questo grande e fortemente condizionante elemento di incertezza, è ad ogni modo auspicio che questa atti vità possa ugualmente svilupparsi senza intoppi di questo tipo, nel qual caso si dovrà però anche pensare ad un am pliamento oltre che ad una razionalizza zione delle strutture di allevamento.
Il Centro di Moruzzo incrementa l’attività di export con una particolare attenzione verso il mercato cinese
L’effetto della globalizzazione, unita alle nuove forme della comunicazione digitale, ha in quest’ultimi anni offerto anche al Centro Tori di Moruzzo l’opportunità di farsi maggiormente conoscere al di fuori dei confini nazionali e quindi di affacciarsi a nuovi mercati incrementando l’attività del proprio export. Camerun, Egitto, Grecia, Irlanda, Macedonia, Messico, Portogallo, Turchia e Uganda, in quest’ultimo periodo in particolare la Cina, sono state le destinazioni che il seme di razza Pezzata Rossa prodotto nella nostra stazione di Fecondazione Artificiale sono state raggiunte in questi ultimi anni. I maggiori volumi hanno in particolare riguardato la Turchia, l’Egitto e la Cina ma è appunto verso quest’ultima destinazione che parrebbe risiedano oggi le maggiori prospettive di espan sione di questo export. Pur forte importatore di materiale seminale va ad ogni modo precisato che in realtà l’enormità geografica del paese non si riflette affatto nella dimensione del proprio patrimonio bovino del quale a dire il vero ne conosciamo molto poco i numeri reali ma che taluni stimano superi i 15 milioni di vacche ed altri indicano diversamente assestato su numeri decisamente inferiori. In entrambi i casi, queste quantità sono certamente esigue rispetto alla propria dimensione geografica e di popolazione ma ciò non deve meravigliarci, in quanto le produzioni bovine e in particolare il latte ed i formaggi, non hanno mai rappresentato una componente così essenziale e diffusa nella dieta e nella cultura alimentare della popolazione. Ciò che però è invece oggi certa è piuttosto l’espansione produttiva che sta subendo questo settore di allevamento principalmente focalizzata sulla produzione di latte, sulla razza Holstein e in grandi se non enormi allevamenti in mano a dei privati dove facilmente si raggiungo no consistenze di 4-5.000 o anche più
vacche e dove, nella vendita di seme, la fanno da padroni quasi assoluti gli Stati Uniti d’America. Una realtà produttiva, questa della Holstein in Cina, che qualcuno peraltro prefigura si avvicinerà abbastanza a breve termine a quella Statunitense. Accanto a questa però, pur con dimensioni numeriche molto più contenute, ma diversamente interessante per le opportunità del nostro Centro, esiste fortunatamente anche una zootecnica formata da aziende di medio-piccole di mensioni dove è invece particolarmente apprezzata la razza Pezzata Rossa, che accomuna entrambe queste due realtà dimensionalmente molto diverse, e da quindi un senso a questa forte richiesta di materiale seminale, condizionandone però per entrambe la propria dipendenza dall’estero. In Cina non esistono ancora programmi e strutture nazionali dedite al miglioramento genetico. Per ciò che riguarda nello specifico la Pezzata Rossa, questo loro mercato richie de oggi sia soggetti a duplice attitudine, per soddisfare il quale stiamo esportando materiale collezionato da nostri tori, sia linee prettamente da carne, da loro spesso preferite a razze molto più specializzate come lo sono la Angus, l’Hereford, la Charolaise e la Limousine che negli ultimi trent’anni sono state co munque molto utilizzate nel paese. Per questa seconda linea selettiva accanto ai nostri tori da circa un anno è stato quindi affiancato un nutrito gruppo di riproduttori di origine irlandese e britan nica particolarmente orientati alla carne. L’insieme di questo export ha in meno di un anno già abbondantemente supera to le 100.000 dosi, peraltro anche con una forte domanda di materiale sessato e mostra una costante e crescente tendenza all’aumento dei volumi. Tra le criticità dobbiamo però evidenziare gli stringenti requisiti sanitari imposti dalle loro autorità le quali, dopo aver visitato anni fa la nostra struttura autorizzandola all’export, hanno imposto una certifica zione sanitaria con dei vincoli piuttosto stringenti, l’elemento che più ci preoccupa è il mantenimento della sierone gatività dei donatori dalla malattia dello Schmallenberg. Questa viremia, pur avendo un’importanza del tutto margi nale se non nulla per gli effetti che ha sugli animali ed i tori il particolare, rap presenta oggi per tutta l’Europa, ove è molto diffusa, un vero e proprio ostacolo alle esportazioni verso tutti quei paesi che richiedono la totale negatività dei donatori e la Cina è uno di questi. Il problema non è e non sarà di facile soluzione in quanto la viremia viene trasmessa da piccoli e diffusissimi insetti ematofagi, le femmine dei culicoidi, dai quali non c’è modo di difendersi totalmente, nonostante al Centro si siano fatti recentemente degli investimenti in tal senso e adottate diverse misure di prevenzione. Fatto salvo questo grande e fortemente condizionante elemento di incertezza, è ad ogni modo auspicio che questa atti vità possa ugualmente svilupparsi senza intoppi di questo tipo, nel qual caso si dovrà però anche pensare ad un am pliamento oltre che ad una razionalizza zione delle strutture di allevamento.