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Corsi di formazione tecnica 2022 online



La consapevolezza che il nostro settore  stia attraversando dei cambiamenti molto rapidi nei confronti dei quali ci si deve  sforzare di tenere il passo, e la considerazione che la formazione sia una delle  basi fondanti per rimanere aggiornati,  sono le motivazioni che spingono l’Associazione Allevatori del FVG ad organizzare annualmente delle giornate di aggiornamento tecnico aperte ad allevatori  e a studenti. 

Il filo conduttore dei Corsi di Formazione proposti in questa stagione è stato  quello deli cambiamenti climatici e dei  loro impatti nel settore primario sia esso  agronomico che zootecnico.  I cambiamenti del clima sono ormai evidenti a livello planetario e il dibattito  sulle motivazioni sembra concentrarsi  sulle cause antropiche ed in particolare sull’eccessiva concentrazione dei gas  serra, primo fra tutti la CO2, ma anche  sulla continua deforestazione, sul cam bio d’uso del suolo ecc.. 

Stando alle previsioni basate sui molti  studi effettuati, sembra quasi certo che  l’effetto principale che ne conseguirà  sarà il progressivo riscaldamento dell’atmosfera e dei mari con scenari piuttosto  preoccupanti per i decenni futuri con un  ulteriore innalzamento delle temperatu re e una diminuzione delle precipitazioni, in particolare alle basse latitudini nel  periodo estivo, che potranno però alternarsi ad eventi estremi con ripercussioni  sul sistema idrico superficiale. 

Non c’è dubbio che l’interazione tra  agricoltura e clima (soprattutto nella  sua componente di variabilità) sia molto  stretta con le condizioni di pioggia, temperatura ecc. che determinano le specie  coltivabili, la loro qualità e la produttività  di un territorio.  Le condizioni medie climatiche e la loro  variabilità avranno conseguenze dirette  e indirette sul settore primario e le tecniche messe a punto negli anni, come ad esempio l’ottimizzazione di quelle irrigue, potranno certamente mitigare que ste problematiche ma presumibilmente con costi economici troppo elevati. Gli impatti di questi cambiamenti sul  settore agricolo potranno quindi portare  alla modifica delle produzioni agrarie  con un aumento delle superfici desti nate a colture autunno-vernine in luogo  di quelle estive oppure con la ricerca di  colture che meglio si adatteranno ai di versi areali o infine con l’abbandono di  territori non più adatti alla coltivazione. In questo contesto appare logico aspet tarsi delle ripercussioni negative anche  sul settore dell’allevamento con effetti  sia indiretti, legati ad una peggiore qua lità dei foraggi e ad una diminuzione del la loro disponibilità - soprattutto in certi  areali - che diretti, derivanti dal rischio di  stress da caldo durante il periodo estivo,  con conseguente calo della produzione  che, associata ad una minore fertilità  e ad una maggiore mortalità avranno  come conseguenza un aumento dei co sti di produzione e un abbassamento del  reddito. 

Il primo incontro dal titolo “Cambiamen ti climatici in FVG: evidenze e impatti  sulle coltivazioni e nell’allevamento” ha avuto come relatori il Dott. Andrea  Cicogna dell’Osservatorio Meteorologico  Regionale (OSMER) e il Dott. Alberto  Braghin agronomo libero professionista. L’ARPA, che da anni tramite la propria  struttura dell’OSMER e altri enti pubbli ci di ricerca fornisce statistiche ed in formazioni di vario tipo sul clima e sui  cambiamenti climatici relativi al territorio  regionale, già nel 2018 ha pubblicato il  report “Studio conoscitivo dei cambia menti climatici e di alcuni loro impatti in  Friuli Venezia Giulia” che da un lato analizzava i cambiamenti del clima in FVG e  dall’altro poneva le basi per comprende re i loro impatti sul territorio regionale. Lo scopo dello studio era di produrre  conoscenza utile per le successive po litiche climatiche in regione, ma anche  illustrare le criticità degli effetti dei cam biamenti climatici. 

Il Dott. Cicogna ha esordito cercando di  mettere in evidenza i focus, gli impatti  sul settore agricolo e zootecnico spie gando le differenze tra meteo (condizioni del tempo in un certo tempo) e clima  (media delle condizioni meteo come  temperature e precipitazioni registrati in  lunghi periodi).  

Le evidenze degli ultimi decenni parlano  della progressiva scomparsa di ghiacciai  e di un aumento delle temperature me die annuali ed estive anche in Regione,  di un calo delle piogge e di una differente distribuzione delle stesse con un  netto calo a giugno, ma un aumento da  settembre a novembre. Giugno, inoltre,  si è trasformato da un mese ancora qua si primaverile ad uno tipicamente estivo. Il clima, ha spiegato, è cambiato molte  volte nei secoli ma mai così repentinamente. I grandi cambiamenti climatici  sono sempre stati legati a fenomeni na turali particolarmente gravi come il vul canismo, la deriva dei continenti, ecc…  ma anche a cause antropiche come l’e missione di gas serra, la deforestazione  e il cambio d’uso del suolo.  In ogni caso è del tutto evidente che le  sole cause naturali non possano bastare  a spiegare i cambiamenti degli ultimi 40- 60 anni. 

Un dato del tutto esplicativo in tal senso  è quello della concentrazione in atmo sfera di CO2 passata dai 275 ppm (lo  0,28%) del periodo pre industriale degli  inizi del 1700 ai 418 ppm di oggi e risulta molto difficile fare una previsione sul  dove stiamo andando e fare proiezioni  climatiche.  

Quello che pare certo è che, anche se  riuscissimo ad ottenere un RCP (Repre sentative Concentration Pathway) pari a  2,6 con una mitigazione di tipo aggressi vo delle emissioni rispetto al secolo scor so (in pratica un dimezzamento), entro  fine secolo la temperatura media terrestre dovrebbe aumentare di un grado.  Viceversa, dovessimo continuare alle  medesime condizioni attuali, le tempe rature medie potrebbero aumentare  di 3-5 gradi ( in estate di ben 6 gradi)  rispetto agli anni 70 del secolo scorso.  Volendo riportare il tutto a livello regio nale vorrebbe dire che a fine secolo a  Udine potremmo avere delle estati con  temperature medie di 27 gradi con gior nate fino a 45.  In ogni caso se saremo bravi, sarebbe  come spostare climaticamente Udine a  livello di Pescara mentre se non lo sa remo sarebbe come spostarlo a livello di  Catania con un calo tra il 20 e il 30%  delle precipitazioni. 

Se non ci sarà un effettivo impegno di  tutti gli impatti sarebbero comunque  devastanti con perdita e modifica degli  ecosistemi e della biodiversità, rischi  idrogeologici, ecc.  

Per quanto riguarda più strettamente il  settore agricolo/zootecnico ci troveremo  ad avere delle modificazioni del bilancio idrico con calo delle precipitazioni  ed aumento dell’evapotraspirazione do vuta ad un aumento delle temperature,  ma anche estremi termici con stress  da caldo, gelate tardive e piogge inten se con rischi idrogeologici, alluvioni ed  inondazioni.  

Sicuramente l’agricoltura e la zootecnia  non saranno più quelle che ci hanno  consegnato i nostri predecessori ma do vranno giocoforza modificarsi per dare  una risposta globale, ma anche perso nale, verso una mitigazione degli impatti  con un confronto con tutte le altre parti  coinvolte (ricerca, politica ecc..) 

Come precedentemente descritto, gli  effetti dei cambiamenti climatici stanno  avendo ripercussioni sul settore agricolo  e stanno modificando anche le produzioni agrarie e l’intervento dell’agronomo  Alberto Braghin si è concentrato sulla  ricerca di colture che meglio si adattano  a condizioni più estreme risultando più  sostenibili dal punto di vista ambientale. 

“Il frumento foraggero, una valida solu zione ai cambiamenti climatici” è il titolo  del suo intervento.  La turbolenza dei mercati, che già dal la metà del 2020 aveva portato ad un incremento delle quotazioni delle materie prime quali mais e soia, è proseguita  nel 2021 a causa dell’aumento dei costi  energetici e dei trasporti. La riduzione degli stoccaggi conseguente ad una diminuzione delle produzioni mondiali a causa delle alluvioni del  centro Europa e delle ondate di caldo  del Canada e Norda America ha fatto il  resto. 

Anche la campagna mais del 2022 si  prospetta difficile a causa dell’aumento  del prezzo dei mezzi tecnici, in particolare dei concimi, con conseguente ridu zione dell’areale di produzione. Grosse  difficoltà si avranno anche per la soia a  causa della forte siccità in Brasile uno  dei maggiori produttori mondiali. Una soluzione a queste difficoltà potrebbe essere quella della semina di colture  come il frumento foraggero che permette di ottenere ottime produzioni (45-55  ton/ha al 32% s.s.) in un periodo come  quello autunno-vernino in cui solitamente c’è sufficiente presenza di acqua. In  particolare nella nostra Regione si è prodotto un tipo di frumento denominato  Ludwig caratterizzato da taglia alta, ottima resistenza all’allettamento e tolleranza alle principali fitopatie. 

Il costo di produzione è inferiore a quello del mais, l’appetibilità è molto elevata  così come la digeribilità della fibra che  favorisce una maggiore ingestione da  parte dell’animale.  Il periodo migliore per l’insilamento della  pianta è quello di botticella/fioritura caratterizzato dalla massima presenza di  zuccheri solubili (circa 25%) ma il frumento si presta molto bene anche alla  fienagione. In definitiva il frumento foraggero risulta  essere una coltura che ben si adatta alle  mutate condizioni climatiche e, al con tempo, anche sostenibile dal punto di  vista ambientale. 

Il secondo webinar, dal titolo “La ventilazione della stalla da latte: innovazione  e risultati della ricerca” ha avuto come  relatore il Dott. Lorenzo Leso Ricerca tore presso Dipartimento di Scienze e  Tecnologie Agrarie dell’Università degli  Studi Firenze.  Lo stress da caldo influisce sul benesse re e sulle produzioni delle bovine da latte. La ricerca scientifica ha evidenziato  come qualità dell’aria respirata, stato di  salute e miglioramento delle performance produttive dagli animali siano stretta mente collegati. 

Diventa quindi importantissimo il micro clima della stalla: temperatura, umidità,  velocità dell’aria, ventilazione.  Come definire e calcolare le caratteri stiche strutturali e le dotazioni impiantistiche che ogni edificio dovrebbe avere  per garantire un corretto microclima al  suo interno sono gli argomenti trattati dal  relatore che si occupa anche di progettazione.  Le alte temperature e l’umidità fanno  diminuire il tempo di riposo delle bovi ne che passa da circa 9 ore a 6. Oltre il  valore 68 di THI (Time Humidity Index)  si hanno una serie di adattamenti meta bolici e corporali da parte della bovina  che hanno come risultato un calo della  produzione e della fertilità ed un aumen to delle zoppie. 

Soprattutto nel periodo estivo la ventilazione diventa fondamentale specialmente sulla zona di riposo con una velocità  dell’aria, necessaria a disperdere il calore prodotto dalle bovine e a mantenere  asciutte le lettiere, che dovrebbe essere  di circa 1m/sec e un ricambio d’aria di  circa 2500mc/capo/h. 

Orientamento della stalla, tipologia del le falde e corretta struttura dei cupolini  sono regole fondamentali da seguire  al momento della progettazione di una  stalla.  La ventilazione meccanica diventa fon damentale a partire dalle vacche in transizione (da 3 settimane prima del parto  a 3 settimane dopo il parto) che sono gli  animali nella fase più delicata.

L’ultimo webinar è stato quello relativo al  “Corso per addetti alla mungitura” rivolto a tutti coloro che svolgono l’attività  di mungitura negli allevamenti. Necessario ai fini del D. Lgs 193/07  che ha dato Attuazione della direttiva  2004/41/CE relativa ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel mede simo settore, il Corso è stato tenuto dal  P.A. Vincenzo Salvador Tecnico Servizio  Controllo Mungitrici dell’ Ass.ne Alleva tori FVG.  Una corretta routine ottimizza il lavoro  del mungitore riducendo gli errori, per mette di mantenere basso il livello di  contaminazione del latte migliorando la  sanità della mammella e abbassando i rischi di infezioni mammarie. Partendo  da questo postulato il relatore ha dato  consigli molto pratici per favorire una  mungitura sempre efficiente al fine di  ottenere un latte che rientri nei parame tri della conformità. 

Il feedback relativo agli incontri formati vi del 2022, organizzati nuovamente via  web a causa del perdurare dell’emer genza Covid-19, è stato ampiamente  positivo con numerosi attestati di stima  anche da allevatori residenti in altre Regioni.  È indubbio che le nuove tecnologie of frano i mezzi necessari per aggiornarsi  non in presenza e quella che è definita  metodologia e-learning, permetta anche  di risparmiare tempo e risorse. Anche  la DAD, ormai entrata nella quotidianità  delle scuole, ha favorito il collegamento  di molti studenti degli Istituti Agrari con  la conferma, da parte dei docenti, che  la presenza di relatori esperti che operano direttamente nel settore renda que ste giornate molto importanti anche dal  punto di vista della didattica.

Corsi di formazione tecnica 2022 online



La consapevolezza che il nostro settore  stia attraversando dei cambiamenti molto rapidi nei confronti dei quali ci si deve  sforzare di tenere il passo, e la considerazione che la formazione sia una delle  basi fondanti per rimanere aggiornati,  sono le motivazioni che spingono l’Associazione Allevatori del FVG ad organizzare annualmente delle giornate di aggiornamento tecnico aperte ad allevatori  e a studenti. 

Il filo conduttore dei Corsi di Formazione proposti in questa stagione è stato  quello deli cambiamenti climatici e dei  loro impatti nel settore primario sia esso  agronomico che zootecnico.  I cambiamenti del clima sono ormai evidenti a livello planetario e il dibattito  sulle motivazioni sembra concentrarsi  sulle cause antropiche ed in particolare sull’eccessiva concentrazione dei gas  serra, primo fra tutti la CO2, ma anche  sulla continua deforestazione, sul cam bio d’uso del suolo ecc.. 

Stando alle previsioni basate sui molti  studi effettuati, sembra quasi certo che  l’effetto principale che ne conseguirà  sarà il progressivo riscaldamento dell’atmosfera e dei mari con scenari piuttosto  preoccupanti per i decenni futuri con un  ulteriore innalzamento delle temperatu re e una diminuzione delle precipitazioni, in particolare alle basse latitudini nel  periodo estivo, che potranno però alternarsi ad eventi estremi con ripercussioni  sul sistema idrico superficiale. 

Non c’è dubbio che l’interazione tra  agricoltura e clima (soprattutto nella  sua componente di variabilità) sia molto  stretta con le condizioni di pioggia, temperatura ecc. che determinano le specie  coltivabili, la loro qualità e la produttività  di un territorio.  Le condizioni medie climatiche e la loro  variabilità avranno conseguenze dirette  e indirette sul settore primario e le tecniche messe a punto negli anni, come ad esempio l’ottimizzazione di quelle irrigue, potranno certamente mitigare que ste problematiche ma presumibilmente con costi economici troppo elevati. Gli impatti di questi cambiamenti sul  settore agricolo potranno quindi portare  alla modifica delle produzioni agrarie  con un aumento delle superfici desti nate a colture autunno-vernine in luogo  di quelle estive oppure con la ricerca di  colture che meglio si adatteranno ai di versi areali o infine con l’abbandono di  territori non più adatti alla coltivazione. In questo contesto appare logico aspet tarsi delle ripercussioni negative anche  sul settore dell’allevamento con effetti  sia indiretti, legati ad una peggiore qua lità dei foraggi e ad una diminuzione del la loro disponibilità - soprattutto in certi  areali - che diretti, derivanti dal rischio di  stress da caldo durante il periodo estivo,  con conseguente calo della produzione  che, associata ad una minore fertilità  e ad una maggiore mortalità avranno  come conseguenza un aumento dei co sti di produzione e un abbassamento del  reddito. 

Il primo incontro dal titolo “Cambiamen ti climatici in FVG: evidenze e impatti  sulle coltivazioni e nell’allevamento” ha avuto come relatori il Dott. Andrea  Cicogna dell’Osservatorio Meteorologico  Regionale (OSMER) e il Dott. Alberto  Braghin agronomo libero professionista. L’ARPA, che da anni tramite la propria  struttura dell’OSMER e altri enti pubbli ci di ricerca fornisce statistiche ed in formazioni di vario tipo sul clima e sui  cambiamenti climatici relativi al territorio  regionale, già nel 2018 ha pubblicato il  report “Studio conoscitivo dei cambia menti climatici e di alcuni loro impatti in  Friuli Venezia Giulia” che da un lato analizzava i cambiamenti del clima in FVG e  dall’altro poneva le basi per comprende re i loro impatti sul territorio regionale. Lo scopo dello studio era di produrre  conoscenza utile per le successive po litiche climatiche in regione, ma anche  illustrare le criticità degli effetti dei cam biamenti climatici. 

Il Dott. Cicogna ha esordito cercando di  mettere in evidenza i focus, gli impatti  sul settore agricolo e zootecnico spie gando le differenze tra meteo (condizioni del tempo in un certo tempo) e clima  (media delle condizioni meteo come  temperature e precipitazioni registrati in  lunghi periodi).  

Le evidenze degli ultimi decenni parlano  della progressiva scomparsa di ghiacciai  e di un aumento delle temperature me die annuali ed estive anche in Regione,  di un calo delle piogge e di una differente distribuzione delle stesse con un  netto calo a giugno, ma un aumento da  settembre a novembre. Giugno, inoltre,  si è trasformato da un mese ancora qua si primaverile ad uno tipicamente estivo. Il clima, ha spiegato, è cambiato molte  volte nei secoli ma mai così repentinamente. I grandi cambiamenti climatici  sono sempre stati legati a fenomeni na turali particolarmente gravi come il vul canismo, la deriva dei continenti, ecc…  ma anche a cause antropiche come l’e missione di gas serra, la deforestazione  e il cambio d’uso del suolo.  In ogni caso è del tutto evidente che le  sole cause naturali non possano bastare  a spiegare i cambiamenti degli ultimi 40- 60 anni. 

Un dato del tutto esplicativo in tal senso  è quello della concentrazione in atmo sfera di CO2 passata dai 275 ppm (lo  0,28%) del periodo pre industriale degli  inizi del 1700 ai 418 ppm di oggi e risulta molto difficile fare una previsione sul  dove stiamo andando e fare proiezioni  climatiche.  

Quello che pare certo è che, anche se  riuscissimo ad ottenere un RCP (Repre sentative Concentration Pathway) pari a  2,6 con una mitigazione di tipo aggressi vo delle emissioni rispetto al secolo scor so (in pratica un dimezzamento), entro  fine secolo la temperatura media terrestre dovrebbe aumentare di un grado.  Viceversa, dovessimo continuare alle  medesime condizioni attuali, le tempe rature medie potrebbero aumentare  di 3-5 gradi ( in estate di ben 6 gradi)  rispetto agli anni 70 del secolo scorso.  Volendo riportare il tutto a livello regio nale vorrebbe dire che a fine secolo a  Udine potremmo avere delle estati con  temperature medie di 27 gradi con gior nate fino a 45.  In ogni caso se saremo bravi, sarebbe  come spostare climaticamente Udine a  livello di Pescara mentre se non lo sa remo sarebbe come spostarlo a livello di  Catania con un calo tra il 20 e il 30%  delle precipitazioni. 

Se non ci sarà un effettivo impegno di  tutti gli impatti sarebbero comunque  devastanti con perdita e modifica degli  ecosistemi e della biodiversità, rischi  idrogeologici, ecc.  

Per quanto riguarda più strettamente il  settore agricolo/zootecnico ci troveremo  ad avere delle modificazioni del bilancio idrico con calo delle precipitazioni  ed aumento dell’evapotraspirazione do vuta ad un aumento delle temperature,  ma anche estremi termici con stress  da caldo, gelate tardive e piogge inten se con rischi idrogeologici, alluvioni ed  inondazioni.  

Sicuramente l’agricoltura e la zootecnia  non saranno più quelle che ci hanno  consegnato i nostri predecessori ma do vranno giocoforza modificarsi per dare  una risposta globale, ma anche perso nale, verso una mitigazione degli impatti  con un confronto con tutte le altre parti  coinvolte (ricerca, politica ecc..) 

Come precedentemente descritto, gli  effetti dei cambiamenti climatici stanno  avendo ripercussioni sul settore agricolo  e stanno modificando anche le produzioni agrarie e l’intervento dell’agronomo  Alberto Braghin si è concentrato sulla  ricerca di colture che meglio si adattano  a condizioni più estreme risultando più  sostenibili dal punto di vista ambientale. 

“Il frumento foraggero, una valida solu zione ai cambiamenti climatici” è il titolo  del suo intervento.  La turbolenza dei mercati, che già dal la metà del 2020 aveva portato ad un incremento delle quotazioni delle materie prime quali mais e soia, è proseguita  nel 2021 a causa dell’aumento dei costi  energetici e dei trasporti. La riduzione degli stoccaggi conseguente ad una diminuzione delle produzioni mondiali a causa delle alluvioni del  centro Europa e delle ondate di caldo  del Canada e Norda America ha fatto il  resto. 

Anche la campagna mais del 2022 si  prospetta difficile a causa dell’aumento  del prezzo dei mezzi tecnici, in particolare dei concimi, con conseguente ridu zione dell’areale di produzione. Grosse  difficoltà si avranno anche per la soia a  causa della forte siccità in Brasile uno  dei maggiori produttori mondiali. Una soluzione a queste difficoltà potrebbe essere quella della semina di colture  come il frumento foraggero che permette di ottenere ottime produzioni (45-55  ton/ha al 32% s.s.) in un periodo come  quello autunno-vernino in cui solitamente c’è sufficiente presenza di acqua. In  particolare nella nostra Regione si è prodotto un tipo di frumento denominato  Ludwig caratterizzato da taglia alta, ottima resistenza all’allettamento e tolleranza alle principali fitopatie. 

Il costo di produzione è inferiore a quello del mais, l’appetibilità è molto elevata  così come la digeribilità della fibra che  favorisce una maggiore ingestione da  parte dell’animale.  Il periodo migliore per l’insilamento della  pianta è quello di botticella/fioritura caratterizzato dalla massima presenza di  zuccheri solubili (circa 25%) ma il frumento si presta molto bene anche alla  fienagione. In definitiva il frumento foraggero risulta  essere una coltura che ben si adatta alle  mutate condizioni climatiche e, al con tempo, anche sostenibile dal punto di  vista ambientale. 

Il secondo webinar, dal titolo “La ventilazione della stalla da latte: innovazione  e risultati della ricerca” ha avuto come  relatore il Dott. Lorenzo Leso Ricerca tore presso Dipartimento di Scienze e  Tecnologie Agrarie dell’Università degli  Studi Firenze.  Lo stress da caldo influisce sul benesse re e sulle produzioni delle bovine da latte. La ricerca scientifica ha evidenziato  come qualità dell’aria respirata, stato di  salute e miglioramento delle performance produttive dagli animali siano stretta mente collegati. 

Diventa quindi importantissimo il micro clima della stalla: temperatura, umidità,  velocità dell’aria, ventilazione.  Come definire e calcolare le caratteri stiche strutturali e le dotazioni impiantistiche che ogni edificio dovrebbe avere  per garantire un corretto microclima al  suo interno sono gli argomenti trattati dal  relatore che si occupa anche di progettazione.  Le alte temperature e l’umidità fanno  diminuire il tempo di riposo delle bovi ne che passa da circa 9 ore a 6. Oltre il  valore 68 di THI (Time Humidity Index)  si hanno una serie di adattamenti meta bolici e corporali da parte della bovina  che hanno come risultato un calo della  produzione e della fertilità ed un aumen to delle zoppie. 

Soprattutto nel periodo estivo la ventilazione diventa fondamentale specialmente sulla zona di riposo con una velocità  dell’aria, necessaria a disperdere il calore prodotto dalle bovine e a mantenere  asciutte le lettiere, che dovrebbe essere  di circa 1m/sec e un ricambio d’aria di  circa 2500mc/capo/h. 

Orientamento della stalla, tipologia del le falde e corretta struttura dei cupolini  sono regole fondamentali da seguire  al momento della progettazione di una  stalla.  La ventilazione meccanica diventa fon damentale a partire dalle vacche in transizione (da 3 settimane prima del parto  a 3 settimane dopo il parto) che sono gli  animali nella fase più delicata.

L’ultimo webinar è stato quello relativo al  “Corso per addetti alla mungitura” rivolto a tutti coloro che svolgono l’attività  di mungitura negli allevamenti. Necessario ai fini del D. Lgs 193/07  che ha dato Attuazione della direttiva  2004/41/CE relativa ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel mede simo settore, il Corso è stato tenuto dal  P.A. Vincenzo Salvador Tecnico Servizio  Controllo Mungitrici dell’ Ass.ne Alleva tori FVG.  Una corretta routine ottimizza il lavoro  del mungitore riducendo gli errori, per mette di mantenere basso il livello di  contaminazione del latte migliorando la  sanità della mammella e abbassando i rischi di infezioni mammarie. Partendo  da questo postulato il relatore ha dato  consigli molto pratici per favorire una  mungitura sempre efficiente al fine di  ottenere un latte che rientri nei parame tri della conformità. 

Il feedback relativo agli incontri formati vi del 2022, organizzati nuovamente via  web a causa del perdurare dell’emer genza Covid-19, è stato ampiamente  positivo con numerosi attestati di stima  anche da allevatori residenti in altre Regioni.  È indubbio che le nuove tecnologie of frano i mezzi necessari per aggiornarsi  non in presenza e quella che è definita  metodologia e-learning, permetta anche  di risparmiare tempo e risorse. Anche  la DAD, ormai entrata nella quotidianità  delle scuole, ha favorito il collegamento  di molti studenti degli Istituti Agrari con  la conferma, da parte dei docenti, che  la presenza di relatori esperti che operano direttamente nel settore renda que ste giornate molto importanti anche dal  punto di vista della didattica.