La consapevolezza che il nostro settore stia attraversando dei cambiamenti molto rapidi nei confronti dei quali ci si deve sforzare di tenere il passo, e la considerazione che la formazione sia una delle basi fondanti per rimanere aggiornati, sono le motivazioni che spingono l’Associazione Allevatori del FVG ad organizzare annualmente delle giornate di aggiornamento tecnico aperte ad allevatori e a studenti.
Il filo conduttore dei Corsi di Formazione proposti in questa stagione è stato quello deli cambiamenti climatici e dei loro impatti nel settore primario sia esso agronomico che zootecnico. I cambiamenti del clima sono ormai evidenti a livello planetario e il dibattito sulle motivazioni sembra concentrarsi sulle cause antropiche ed in particolare sull’eccessiva concentrazione dei gas serra, primo fra tutti la CO2, ma anche sulla continua deforestazione, sul cam bio d’uso del suolo ecc..
Stando alle previsioni basate sui molti studi effettuati, sembra quasi certo che l’effetto principale che ne conseguirà sarà il progressivo riscaldamento dell’atmosfera e dei mari con scenari piuttosto preoccupanti per i decenni futuri con un ulteriore innalzamento delle temperatu re e una diminuzione delle precipitazioni, in particolare alle basse latitudini nel periodo estivo, che potranno però alternarsi ad eventi estremi con ripercussioni sul sistema idrico superficiale.
Non c’è dubbio che l’interazione tra agricoltura e clima (soprattutto nella sua componente di variabilità) sia molto stretta con le condizioni di pioggia, temperatura ecc. che determinano le specie coltivabili, la loro qualità e la produttività di un territorio. Le condizioni medie climatiche e la loro variabilità avranno conseguenze dirette e indirette sul settore primario e le tecniche messe a punto negli anni, come ad esempio l’ottimizzazione di quelle irrigue, potranno certamente mitigare que ste problematiche ma presumibilmente con costi economici troppo elevati. Gli impatti di questi cambiamenti sul settore agricolo potranno quindi portare alla modifica delle produzioni agrarie con un aumento delle superfici desti nate a colture autunno-vernine in luogo di quelle estive oppure con la ricerca di colture che meglio si adatteranno ai di versi areali o infine con l’abbandono di territori non più adatti alla coltivazione. In questo contesto appare logico aspet tarsi delle ripercussioni negative anche sul settore dell’allevamento con effetti sia indiretti, legati ad una peggiore qua lità dei foraggi e ad una diminuzione del la loro disponibilità - soprattutto in certi areali - che diretti, derivanti dal rischio di stress da caldo durante il periodo estivo, con conseguente calo della produzione che, associata ad una minore fertilità e ad una maggiore mortalità avranno come conseguenza un aumento dei co sti di produzione e un abbassamento del reddito.
Il primo incontro dal titolo “Cambiamen ti climatici in FVG: evidenze e impatti sulle coltivazioni e nell’allevamento” ha avuto come relatori il Dott. Andrea Cicogna dell’Osservatorio Meteorologico Regionale (OSMER) e il Dott. Alberto Braghin agronomo libero professionista. L’ARPA, che da anni tramite la propria struttura dell’OSMER e altri enti pubbli ci di ricerca fornisce statistiche ed in formazioni di vario tipo sul clima e sui cambiamenti climatici relativi al territorio regionale, già nel 2018 ha pubblicato il report “Studio conoscitivo dei cambia menti climatici e di alcuni loro impatti in Friuli Venezia Giulia” che da un lato analizzava i cambiamenti del clima in FVG e dall’altro poneva le basi per comprende re i loro impatti sul territorio regionale. Lo scopo dello studio era di produrre conoscenza utile per le successive po litiche climatiche in regione, ma anche illustrare le criticità degli effetti dei cam biamenti climatici.
Il Dott. Cicogna ha esordito cercando di mettere in evidenza i focus, gli impatti sul settore agricolo e zootecnico spie gando le differenze tra meteo (condizioni del tempo in un certo tempo) e clima (media delle condizioni meteo come temperature e precipitazioni registrati in lunghi periodi).
Le evidenze degli ultimi decenni parlano della progressiva scomparsa di ghiacciai e di un aumento delle temperature me die annuali ed estive anche in Regione, di un calo delle piogge e di una differente distribuzione delle stesse con un netto calo a giugno, ma un aumento da settembre a novembre. Giugno, inoltre, si è trasformato da un mese ancora qua si primaverile ad uno tipicamente estivo. Il clima, ha spiegato, è cambiato molte volte nei secoli ma mai così repentinamente. I grandi cambiamenti climatici sono sempre stati legati a fenomeni na turali particolarmente gravi come il vul canismo, la deriva dei continenti, ecc… ma anche a cause antropiche come l’e missione di gas serra, la deforestazione e il cambio d’uso del suolo. In ogni caso è del tutto evidente che le sole cause naturali non possano bastare a spiegare i cambiamenti degli ultimi 40- 60 anni.
Un dato del tutto esplicativo in tal senso è quello della concentrazione in atmo sfera di CO2 passata dai 275 ppm (lo 0,28%) del periodo pre industriale degli inizi del 1700 ai 418 ppm di oggi e risulta molto difficile fare una previsione sul dove stiamo andando e fare proiezioni climatiche.
Quello che pare certo è che, anche se riuscissimo ad ottenere un RCP (Repre sentative Concentration Pathway) pari a 2,6 con una mitigazione di tipo aggressi vo delle emissioni rispetto al secolo scor so (in pratica un dimezzamento), entro fine secolo la temperatura media terrestre dovrebbe aumentare di un grado. Viceversa, dovessimo continuare alle medesime condizioni attuali, le tempe rature medie potrebbero aumentare di 3-5 gradi ( in estate di ben 6 gradi) rispetto agli anni 70 del secolo scorso. Volendo riportare il tutto a livello regio nale vorrebbe dire che a fine secolo a Udine potremmo avere delle estati con temperature medie di 27 gradi con gior nate fino a 45. In ogni caso se saremo bravi, sarebbe come spostare climaticamente Udine a livello di Pescara mentre se non lo sa remo sarebbe come spostarlo a livello di Catania con un calo tra il 20 e il 30% delle precipitazioni.
Se non ci sarà un effettivo impegno di tutti gli impatti sarebbero comunque devastanti con perdita e modifica degli ecosistemi e della biodiversità, rischi idrogeologici, ecc.
Per quanto riguarda più strettamente il settore agricolo/zootecnico ci troveremo ad avere delle modificazioni del bilancio idrico con calo delle precipitazioni ed aumento dell’evapotraspirazione do vuta ad un aumento delle temperature, ma anche estremi termici con stress da caldo, gelate tardive e piogge inten se con rischi idrogeologici, alluvioni ed inondazioni.
Sicuramente l’agricoltura e la zootecnia non saranno più quelle che ci hanno consegnato i nostri predecessori ma do vranno giocoforza modificarsi per dare una risposta globale, ma anche perso nale, verso una mitigazione degli impatti con un confronto con tutte le altre parti coinvolte (ricerca, politica ecc..)
Come precedentemente descritto, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno avendo ripercussioni sul settore agricolo e stanno modificando anche le produzioni agrarie e l’intervento dell’agronomo Alberto Braghin si è concentrato sulla ricerca di colture che meglio si adattano a condizioni più estreme risultando più sostenibili dal punto di vista ambientale.
“Il frumento foraggero, una valida solu zione ai cambiamenti climatici” è il titolo del suo intervento. La turbolenza dei mercati, che già dal la metà del 2020 aveva portato ad un incremento delle quotazioni delle materie prime quali mais e soia, è proseguita nel 2021 a causa dell’aumento dei costi energetici e dei trasporti. La riduzione degli stoccaggi conseguente ad una diminuzione delle produzioni mondiali a causa delle alluvioni del centro Europa e delle ondate di caldo del Canada e Norda America ha fatto il resto.
Anche la campagna mais del 2022 si prospetta difficile a causa dell’aumento del prezzo dei mezzi tecnici, in particolare dei concimi, con conseguente ridu zione dell’areale di produzione. Grosse difficoltà si avranno anche per la soia a causa della forte siccità in Brasile uno dei maggiori produttori mondiali. Una soluzione a queste difficoltà potrebbe essere quella della semina di colture come il frumento foraggero che permette di ottenere ottime produzioni (45-55 ton/ha al 32% s.s.) in un periodo come quello autunno-vernino in cui solitamente c’è sufficiente presenza di acqua. In particolare nella nostra Regione si è prodotto un tipo di frumento denominato Ludwig caratterizzato da taglia alta, ottima resistenza all’allettamento e tolleranza alle principali fitopatie.
Il costo di produzione è inferiore a quello del mais, l’appetibilità è molto elevata così come la digeribilità della fibra che favorisce una maggiore ingestione da parte dell’animale. Il periodo migliore per l’insilamento della pianta è quello di botticella/fioritura caratterizzato dalla massima presenza di zuccheri solubili (circa 25%) ma il frumento si presta molto bene anche alla fienagione. In definitiva il frumento foraggero risulta essere una coltura che ben si adatta alle mutate condizioni climatiche e, al con tempo, anche sostenibile dal punto di vista ambientale.
Il secondo webinar, dal titolo “La ventilazione della stalla da latte: innovazione e risultati della ricerca” ha avuto come relatore il Dott. Lorenzo Leso Ricerca tore presso Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie dell’Università degli Studi Firenze. Lo stress da caldo influisce sul benesse re e sulle produzioni delle bovine da latte. La ricerca scientifica ha evidenziato come qualità dell’aria respirata, stato di salute e miglioramento delle performance produttive dagli animali siano stretta mente collegati.
Diventa quindi importantissimo il micro clima della stalla: temperatura, umidità, velocità dell’aria, ventilazione. Come definire e calcolare le caratteri stiche strutturali e le dotazioni impiantistiche che ogni edificio dovrebbe avere per garantire un corretto microclima al suo interno sono gli argomenti trattati dal relatore che si occupa anche di progettazione. Le alte temperature e l’umidità fanno diminuire il tempo di riposo delle bovi ne che passa da circa 9 ore a 6. Oltre il valore 68 di THI (Time Humidity Index) si hanno una serie di adattamenti meta bolici e corporali da parte della bovina che hanno come risultato un calo della produzione e della fertilità ed un aumen to delle zoppie.
Soprattutto nel periodo estivo la ventilazione diventa fondamentale specialmente sulla zona di riposo con una velocità dell’aria, necessaria a disperdere il calore prodotto dalle bovine e a mantenere asciutte le lettiere, che dovrebbe essere di circa 1m/sec e un ricambio d’aria di circa 2500mc/capo/h.
Orientamento della stalla, tipologia del le falde e corretta struttura dei cupolini sono regole fondamentali da seguire al momento della progettazione di una stalla. La ventilazione meccanica diventa fon damentale a partire dalle vacche in transizione (da 3 settimane prima del parto a 3 settimane dopo il parto) che sono gli animali nella fase più delicata.
L’ultimo webinar è stato quello relativo al “Corso per addetti alla mungitura” rivolto a tutti coloro che svolgono l’attività di mungitura negli allevamenti. Necessario ai fini del D. Lgs 193/07 che ha dato Attuazione della direttiva 2004/41/CE relativa ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel mede simo settore, il Corso è stato tenuto dal P.A. Vincenzo Salvador Tecnico Servizio Controllo Mungitrici dell’ Ass.ne Alleva tori FVG. Una corretta routine ottimizza il lavoro del mungitore riducendo gli errori, per mette di mantenere basso il livello di contaminazione del latte migliorando la sanità della mammella e abbassando i rischi di infezioni mammarie. Partendo da questo postulato il relatore ha dato consigli molto pratici per favorire una mungitura sempre efficiente al fine di ottenere un latte che rientri nei parame tri della conformità.
Il feedback relativo agli incontri formati vi del 2022, organizzati nuovamente via web a causa del perdurare dell’emer genza Covid-19, è stato ampiamente positivo con numerosi attestati di stima anche da allevatori residenti in altre Regioni. È indubbio che le nuove tecnologie of frano i mezzi necessari per aggiornarsi non in presenza e quella che è definita metodologia e-learning, permetta anche di risparmiare tempo e risorse. Anche la DAD, ormai entrata nella quotidianità delle scuole, ha favorito il collegamento di molti studenti degli Istituti Agrari con la conferma, da parte dei docenti, che la presenza di relatori esperti che operano direttamente nel settore renda que ste giornate molto importanti anche dal punto di vista della didattica.
Corsi di formazione tecnica 2022 online
La consapevolezza che il nostro settore stia attraversando dei cambiamenti molto rapidi nei confronti dei quali ci si deve sforzare di tenere il passo, e la considerazione che la formazione sia una delle basi fondanti per rimanere aggiornati, sono le motivazioni che spingono l’Associazione Allevatori del FVG ad organizzare annualmente delle giornate di aggiornamento tecnico aperte ad allevatori e a studenti.
Il filo conduttore dei Corsi di Formazione proposti in questa stagione è stato quello deli cambiamenti climatici e dei loro impatti nel settore primario sia esso agronomico che zootecnico. I cambiamenti del clima sono ormai evidenti a livello planetario e il dibattito sulle motivazioni sembra concentrarsi sulle cause antropiche ed in particolare sull’eccessiva concentrazione dei gas serra, primo fra tutti la CO2, ma anche sulla continua deforestazione, sul cam bio d’uso del suolo ecc..
Stando alle previsioni basate sui molti studi effettuati, sembra quasi certo che l’effetto principale che ne conseguirà sarà il progressivo riscaldamento dell’atmosfera e dei mari con scenari piuttosto preoccupanti per i decenni futuri con un ulteriore innalzamento delle temperatu re e una diminuzione delle precipitazioni, in particolare alle basse latitudini nel periodo estivo, che potranno però alternarsi ad eventi estremi con ripercussioni sul sistema idrico superficiale.
Non c’è dubbio che l’interazione tra agricoltura e clima (soprattutto nella sua componente di variabilità) sia molto stretta con le condizioni di pioggia, temperatura ecc. che determinano le specie coltivabili, la loro qualità e la produttività di un territorio. Le condizioni medie climatiche e la loro variabilità avranno conseguenze dirette e indirette sul settore primario e le tecniche messe a punto negli anni, come ad esempio l’ottimizzazione di quelle irrigue, potranno certamente mitigare que ste problematiche ma presumibilmente con costi economici troppo elevati. Gli impatti di questi cambiamenti sul settore agricolo potranno quindi portare alla modifica delle produzioni agrarie con un aumento delle superfici desti nate a colture autunno-vernine in luogo di quelle estive oppure con la ricerca di colture che meglio si adatteranno ai di versi areali o infine con l’abbandono di territori non più adatti alla coltivazione. In questo contesto appare logico aspet tarsi delle ripercussioni negative anche sul settore dell’allevamento con effetti sia indiretti, legati ad una peggiore qua lità dei foraggi e ad una diminuzione del la loro disponibilità - soprattutto in certi areali - che diretti, derivanti dal rischio di stress da caldo durante il periodo estivo, con conseguente calo della produzione che, associata ad una minore fertilità e ad una maggiore mortalità avranno come conseguenza un aumento dei co sti di produzione e un abbassamento del reddito.
Il primo incontro dal titolo “Cambiamen ti climatici in FVG: evidenze e impatti sulle coltivazioni e nell’allevamento” ha avuto come relatori il Dott. Andrea Cicogna dell’Osservatorio Meteorologico Regionale (OSMER) e il Dott. Alberto Braghin agronomo libero professionista. L’ARPA, che da anni tramite la propria struttura dell’OSMER e altri enti pubbli ci di ricerca fornisce statistiche ed in formazioni di vario tipo sul clima e sui cambiamenti climatici relativi al territorio regionale, già nel 2018 ha pubblicato il report “Studio conoscitivo dei cambia menti climatici e di alcuni loro impatti in Friuli Venezia Giulia” che da un lato analizzava i cambiamenti del clima in FVG e dall’altro poneva le basi per comprende re i loro impatti sul territorio regionale. Lo scopo dello studio era di produrre conoscenza utile per le successive po litiche climatiche in regione, ma anche illustrare le criticità degli effetti dei cam biamenti climatici.
Il Dott. Cicogna ha esordito cercando di mettere in evidenza i focus, gli impatti sul settore agricolo e zootecnico spie gando le differenze tra meteo (condizioni del tempo in un certo tempo) e clima (media delle condizioni meteo come temperature e precipitazioni registrati in lunghi periodi).
Le evidenze degli ultimi decenni parlano della progressiva scomparsa di ghiacciai e di un aumento delle temperature me die annuali ed estive anche in Regione, di un calo delle piogge e di una differente distribuzione delle stesse con un netto calo a giugno, ma un aumento da settembre a novembre. Giugno, inoltre, si è trasformato da un mese ancora qua si primaverile ad uno tipicamente estivo. Il clima, ha spiegato, è cambiato molte volte nei secoli ma mai così repentinamente. I grandi cambiamenti climatici sono sempre stati legati a fenomeni na turali particolarmente gravi come il vul canismo, la deriva dei continenti, ecc… ma anche a cause antropiche come l’e missione di gas serra, la deforestazione e il cambio d’uso del suolo. In ogni caso è del tutto evidente che le sole cause naturali non possano bastare a spiegare i cambiamenti degli ultimi 40- 60 anni.
Un dato del tutto esplicativo in tal senso è quello della concentrazione in atmo sfera di CO2 passata dai 275 ppm (lo 0,28%) del periodo pre industriale degli inizi del 1700 ai 418 ppm di oggi e risulta molto difficile fare una previsione sul dove stiamo andando e fare proiezioni climatiche.
Quello che pare certo è che, anche se riuscissimo ad ottenere un RCP (Repre sentative Concentration Pathway) pari a 2,6 con una mitigazione di tipo aggressi vo delle emissioni rispetto al secolo scor so (in pratica un dimezzamento), entro fine secolo la temperatura media terrestre dovrebbe aumentare di un grado. Viceversa, dovessimo continuare alle medesime condizioni attuali, le tempe rature medie potrebbero aumentare di 3-5 gradi ( in estate di ben 6 gradi) rispetto agli anni 70 del secolo scorso. Volendo riportare il tutto a livello regio nale vorrebbe dire che a fine secolo a Udine potremmo avere delle estati con temperature medie di 27 gradi con gior nate fino a 45. In ogni caso se saremo bravi, sarebbe come spostare climaticamente Udine a livello di Pescara mentre se non lo sa remo sarebbe come spostarlo a livello di Catania con un calo tra il 20 e il 30% delle precipitazioni.
Se non ci sarà un effettivo impegno di tutti gli impatti sarebbero comunque devastanti con perdita e modifica degli ecosistemi e della biodiversità, rischi idrogeologici, ecc.
Per quanto riguarda più strettamente il settore agricolo/zootecnico ci troveremo ad avere delle modificazioni del bilancio idrico con calo delle precipitazioni ed aumento dell’evapotraspirazione do vuta ad un aumento delle temperature, ma anche estremi termici con stress da caldo, gelate tardive e piogge inten se con rischi idrogeologici, alluvioni ed inondazioni.
Sicuramente l’agricoltura e la zootecnia non saranno più quelle che ci hanno consegnato i nostri predecessori ma do vranno giocoforza modificarsi per dare una risposta globale, ma anche perso nale, verso una mitigazione degli impatti con un confronto con tutte le altre parti coinvolte (ricerca, politica ecc..)
Come precedentemente descritto, gli effetti dei cambiamenti climatici stanno avendo ripercussioni sul settore agricolo e stanno modificando anche le produzioni agrarie e l’intervento dell’agronomo Alberto Braghin si è concentrato sulla ricerca di colture che meglio si adattano a condizioni più estreme risultando più sostenibili dal punto di vista ambientale.
“Il frumento foraggero, una valida solu zione ai cambiamenti climatici” è il titolo del suo intervento. La turbolenza dei mercati, che già dal la metà del 2020 aveva portato ad un incremento delle quotazioni delle materie prime quali mais e soia, è proseguita nel 2021 a causa dell’aumento dei costi energetici e dei trasporti. La riduzione degli stoccaggi conseguente ad una diminuzione delle produzioni mondiali a causa delle alluvioni del centro Europa e delle ondate di caldo del Canada e Norda America ha fatto il resto.
Anche la campagna mais del 2022 si prospetta difficile a causa dell’aumento del prezzo dei mezzi tecnici, in particolare dei concimi, con conseguente ridu zione dell’areale di produzione. Grosse difficoltà si avranno anche per la soia a causa della forte siccità in Brasile uno dei maggiori produttori mondiali. Una soluzione a queste difficoltà potrebbe essere quella della semina di colture come il frumento foraggero che permette di ottenere ottime produzioni (45-55 ton/ha al 32% s.s.) in un periodo come quello autunno-vernino in cui solitamente c’è sufficiente presenza di acqua. In particolare nella nostra Regione si è prodotto un tipo di frumento denominato Ludwig caratterizzato da taglia alta, ottima resistenza all’allettamento e tolleranza alle principali fitopatie.
Il costo di produzione è inferiore a quello del mais, l’appetibilità è molto elevata così come la digeribilità della fibra che favorisce una maggiore ingestione da parte dell’animale. Il periodo migliore per l’insilamento della pianta è quello di botticella/fioritura caratterizzato dalla massima presenza di zuccheri solubili (circa 25%) ma il frumento si presta molto bene anche alla fienagione. In definitiva il frumento foraggero risulta essere una coltura che ben si adatta alle mutate condizioni climatiche e, al con tempo, anche sostenibile dal punto di vista ambientale.
Il secondo webinar, dal titolo “La ventilazione della stalla da latte: innovazione e risultati della ricerca” ha avuto come relatore il Dott. Lorenzo Leso Ricerca tore presso Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie dell’Università degli Studi Firenze. Lo stress da caldo influisce sul benesse re e sulle produzioni delle bovine da latte. La ricerca scientifica ha evidenziato come qualità dell’aria respirata, stato di salute e miglioramento delle performance produttive dagli animali siano stretta mente collegati.
Diventa quindi importantissimo il micro clima della stalla: temperatura, umidità, velocità dell’aria, ventilazione. Come definire e calcolare le caratteri stiche strutturali e le dotazioni impiantistiche che ogni edificio dovrebbe avere per garantire un corretto microclima al suo interno sono gli argomenti trattati dal relatore che si occupa anche di progettazione. Le alte temperature e l’umidità fanno diminuire il tempo di riposo delle bovi ne che passa da circa 9 ore a 6. Oltre il valore 68 di THI (Time Humidity Index) si hanno una serie di adattamenti meta bolici e corporali da parte della bovina che hanno come risultato un calo della produzione e della fertilità ed un aumen to delle zoppie.
Soprattutto nel periodo estivo la ventilazione diventa fondamentale specialmente sulla zona di riposo con una velocità dell’aria, necessaria a disperdere il calore prodotto dalle bovine e a mantenere asciutte le lettiere, che dovrebbe essere di circa 1m/sec e un ricambio d’aria di circa 2500mc/capo/h.
Orientamento della stalla, tipologia del le falde e corretta struttura dei cupolini sono regole fondamentali da seguire al momento della progettazione di una stalla. La ventilazione meccanica diventa fon damentale a partire dalle vacche in transizione (da 3 settimane prima del parto a 3 settimane dopo il parto) che sono gli animali nella fase più delicata.
L’ultimo webinar è stato quello relativo al “Corso per addetti alla mungitura” rivolto a tutti coloro che svolgono l’attività di mungitura negli allevamenti. Necessario ai fini del D. Lgs 193/07 che ha dato Attuazione della direttiva 2004/41/CE relativa ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel mede simo settore, il Corso è stato tenuto dal P.A. Vincenzo Salvador Tecnico Servizio Controllo Mungitrici dell’ Ass.ne Alleva tori FVG. Una corretta routine ottimizza il lavoro del mungitore riducendo gli errori, per mette di mantenere basso il livello di contaminazione del latte migliorando la sanità della mammella e abbassando i rischi di infezioni mammarie. Partendo da questo postulato il relatore ha dato consigli molto pratici per favorire una mungitura sempre efficiente al fine di ottenere un latte che rientri nei parame tri della conformità.
Il feedback relativo agli incontri formati vi del 2022, organizzati nuovamente via web a causa del perdurare dell’emer genza Covid-19, è stato ampiamente positivo con numerosi attestati di stima anche da allevatori residenti in altre Regioni. È indubbio che le nuove tecnologie of frano i mezzi necessari per aggiornarsi non in presenza e quella che è definita metodologia e-learning, permetta anche di risparmiare tempo e risorse. Anche la DAD, ormai entrata nella quotidianità delle scuole, ha favorito il collegamento di molti studenti degli Istituti Agrari con la conferma, da parte dei docenti, che la presenza di relatori esperti che operano direttamente nel settore renda que ste giornate molto importanti anche dal punto di vista della didattica.